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segreta chiamata Axis Mundi.
C.B. - Una delle trame riporta i lettori
a un tema molto caro, quello della
guerra fra Atlantide e Mu.
A.C.C. - Nel secondo romanzo abbia-
mo seguito le vicende di un gruppo di
superstiti di Mu che sul finire del con-
flitto si rifugiavano ad Agarthi, guidati
da Xiwa Nagmu alias Donna Leopar-
do. Qui scopriamo che Xiwa – che nel-
la mitologia cinese diverrà la regina Xi
Wangmu – ha una missione da com-
piere, impiegando un artefatto realiz-
zato allo scopo da uno scienziato mu-
viano, lo Strumento. Nel Ventesimo
secolo si scatenerà una lotta tra le se-
zioni esoteriche di vari servizi segreti
per recuperare lo Strumento e sfruttar-
ne l’enorme potere a scopo bellico.
C.B. - E poi c'è il gradito ritorno del
Comandante Feng, alias Amleto Ve-
spa, investigatore e agente segreto ita-
liano, personaggio straordinario e mi-
sconosciuto ai più che ci hai fatto co-
noscere nel precedente romanzo.
A.C.C. - Come tradizione nelle storie
di Martin Mystère, alla fantasia si
unisce anche qualcosa del mondo
reale. In questo caso proprio la
vicenda di Amleto Vespa, personaggio
storico in tutti i sensi: un abruzzese
che, dopo avere combattuto nella
rivoluzione messicana, approdò in
Manciuria e divenne capo dei servizi
segreti
locali;
dopo
l’invasione
giapponese, costretto a lavorare per i
nuovi padroni, fece il doppio gioco in
favore della resistenza manciuriana
assumendo il nome di battaglia di
Comandante Feng; riuscì a fuggire con
la famiglia a Shanghai e pubblicò un
libro – all’epoca bestseller in Gran
Bretagna e America – per denunciare
la drammatica realtà dell’occupazione
nipponica in Manciuria: per gli storici
è un documento fondamentale su quel
periodo. In questa storia lo ritroviamo
a Shanghai nel 1938...
C.B. - Mi chiedevo se poi sei riuscito
a conoscere di persona la bella Lavi-
nia, la bis-bis di Vespa che vive negli
USA e che ti ha aiutato nelle ricerche
sul suo avo.
A.C.C. - Non di persona, purtroppo,
ma da quando ne ho trovato le tracce
su Internet nove anni fa, mentre
lavoravo al capitolo su Amleto Vespa
nel mio volume di non-fiction “Le
grandi spie” edito da Vallardi, mi è
sempre stata di grande aiuto. Le ho
reso omaggio creando nel libro un
personaggio di fantasia che un po’ le
somiglia.
C.B. - Quali sono gli altri mysteri ci-
tati nel romanzo?
A.C.C.
-
Nella realtà, Vespa
scomparve misteriosamente durante la
Seconda guerra mondiale, mentre
lavorava per lo spionaggio Alleato; e
altrettanto nel nulla sparirono dopo
qualche anno la moglie e i figli; nel
romanzo propongo una spiegazione
molto fantasiosa per l’accaduto. Poi ho
citato – ma questa è un’invenzione in
un romanzo del grande scrittore
Daniel Chavarría... o almeno così lui
mi ha raccontato – l’ipotesi che la sede
della CIA a Langley, Virginia, sorga su
un luogo maledetto.
C.B. - Anche la “donna leopardo” del
romanzo è un gran bel personaggio. Io
l'ho immaginata come una sorta di
Lara Croft (per bellezza e per la sua
attitudine all'azione) ante-litteram.
Riferimenti alla vita reale? O tua per-
sonale?
A.C.C. - Deriva in realtà dalla mia
passione per le donne
belle,
intelligenti e determinate, come la
Mercy
Contreras
alias
Agente
Nightshade dei miei romanzi per
Segretissimo, o Rhona la vampira de l
mio ciclo di romanzi “Danse Macabre”.
Presumendo che Mu fosse già una
società multietnica, mi immagino
Xiwa come una donna orientale, un
po’ sulla linea delle eroine del cinema
di Hong Kong, con il volto segnato da
due cicatrici parallele che si è
guadagnata in combattimento e
accentuano il suo aspetto da guerriera.
C.B. - Una bella e affascinante
caratterizzazione, che rimane impressa
nella mente del lettore. E quali sono,
invece, i luoghi e le epoche in cui è
ambientato “La donna leopardo”?
A.C.C. - Una parte si svolge diecimila
anni fa, al Portale di Nord-est, negli