AMys - Bollettino Informativo N.20 -Marzo 2015 | Page 2

PAGINA 2 Il disegnatore racconta il Docteur Mystère in esclusiva per l’Associazione. Risale ai primi anni ’90 l’inizio del rapporto professionale di Lucio Filippucci con Sergio Bonelli Editore, con l’ingresso nello staff di Martin Mystère. Sue sono le illustrazioni del libro “Il Detective dell'Impossibile” di CastelliBellomi del 1991 nel quale venivano adattati in forma di romanzo i numeri 2 e 3 della serie regolare del Detective dell’Impossibile. E suoi i disegni di una storia sceneggiata da Pier Carpi e Alfredo Castelli nel 1990 ma pubblicata nel 1995 sulla serie regolare, e cioè, sul nr. 160 “L’eredità dei Teutoni” e il nr. 161 “Il volto di Orfeo”. Dal 1998 comincia a disegnare le avventure del “Docteur Mystère”, scritte da Alfredo Castelli e pubblicate sugli Almanacchi del Mistero, successivamente ristampate in volumi “alla francese”, in una edizione ampliata e a colori destinata a 7 paesi europei. Nel 2001 il Museo di Arte Moderna di Prato gli dedica una mostra personale. A fine Marzo è approdata in libreria una nuova edizione delle tre avventure del Docteur Mystère scritte originariamente da Alfredo Castelli e disegnate da Lucio Filippucci per gli Almanacchi del Mistero editi dalla Sergio Bonelli Editore. Si tratta, a ben vedere, non di una mera ristampa ma di una ricca edizione “integrale” degli episodi già pubblicati che (ri)vede la luce per i tipi della Mondadori Comics. Il nostro Socio, nonché collaboratore di AMys, CLAUDIO BOVINO ha rivolto alcune domande al creatore grafico del personaggio, LUCIO FILIPPUCCI, sul suo rapporto con questo personaggio molto amato dal fandom mysteriano. C.B. — Ciao Lucio, grazie per la tua disponibilità. È con grande piacere che appresi proprio da te a Lucca l’anno scorso di questa nuova edizione delle avventure del Docteur Mystère a cura della Mondadori Comics. So quanto tu sia affezionato al personaggio, così come so quanto gli siano affezionati i fan del BVZM, i quali hanno con te un ottimo rapporto. Cosa ti piace di più del Docteur Mystère come personaggio, e cosa apprezzi in particolare nel disegnarlo? L.F. — Ciao Claudio e ciao a tutti gli amici di AMys. Dico subito che il Docteur Mystère è il personaggio che più amo e che più mi rappresenta. Disegnavo Martin Mystère già da qualche anno quando Alfredo Castelli mi propose la prima storia per l’Almanacco dl Mistero: “I misteri di Milano”. Il personaggio era già apparso nella serie regolare del BVZM ma qui sarebbe stato rappresentato nella sua dimensione autentica: quella di un diciannovesimo secolo immaginifico, narrato con un’ironia tutta “Castelliana”, densa di citazioni e richiami che ne facevano un’altra cosa dalla collana intitolata al suo pronipote. Sul momento rimasi un po’ interdetto nel passare da Martin, al quale ero (e sono tuttora affezionatissimo) al Docteur, perche su Martin avevo da poco trovato una mia dimensione e soddisfazione, ma dopo le prime pagine ebbi subito la sensazione di trovarmi a casa. L’ottocento e una forma di disegno meno realistica e più ironica (che non sconfina nel grottesco) pulita e chiara, è veramente il mio stile, il mio linguaggio; quello dove riesco a dare il meglio di me. L’epoca poi è quella a me più congeniale. L’abbigliamento, le architetture, gli scenari è già tutto dentro di me. Chissà, magari sono reminiscenze di una mia vita precedente. Le sceneggiature infine, per me sono tra le più riuscite di Castelli. Qui esprime al massimo la sua passione per il genere letterario fin de siecle e lo trasforma in storie godibili, a tratti esilaranti dedicate ad un pubblico “adulto” e raffinato. C.B. — Come Martin Mystère, anche il Docteur Mystère l