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Il disegnatore racconta il Docteur Mystère in esclusiva per l’Associazione.
Risale ai primi anni ’90
l’inizio del rapporto professionale di Lucio Filippucci
con Sergio Bonelli Editore,
con l’ingresso nello staff di
Martin Mystère.
Sue sono le illustrazioni del
libro “Il Detective dell'Impossibile” di CastelliBellomi del 1991 nel quale
venivano adattati in forma
di romanzo i numeri 2 e 3
della serie regolare del
Detective dell’Impossibile.
E suoi i disegni di una storia sceneggiata da Pier
Carpi e Alfredo Castelli nel
1990 ma pubblicata nel
1995 sulla serie regolare, e
cioè, sul nr. 160 “L’eredità
dei Teutoni” e il nr. 161 “Il
volto di Orfeo”.
Dal 1998 comincia a disegnare le avventure del
“Docteur Mystère”, scritte
da Alfredo Castelli e pubblicate sugli Almanacchi
del Mistero, successivamente ristampate in volumi “alla francese”, in una
edizione ampliata e a colori destinata a 7 paesi europei.
Nel 2001 il Museo di Arte
Moderna di Prato gli dedica una mostra personale.
A fine Marzo è approdata in libreria
una nuova edizione delle tre avventure del Docteur Mystère scritte originariamente da Alfredo Castelli e disegnate da Lucio Filippucci per gli
Almanacchi del Mistero editi dalla
Sergio Bonelli Editore. Si tratta, a
ben vedere, non di una mera ristampa ma di una ricca edizione
“integrale” degli episodi già pubblicati che (ri)vede la luce per i tipi della Mondadori Comics. Il nostro Socio, nonché collaboratore di AMys,
CLAUDIO BOVINO ha rivolto alcune
domande al creatore grafico del personaggio, LUCIO FILIPPUCCI, sul
suo rapporto con questo personaggio molto amato dal fandom mysteriano.
C.B. — Ciao Lucio, grazie per la tua
disponibilità. È con grande piacere
che appresi proprio da te a Lucca
l’anno scorso di questa nuova edizione delle avventure del Docteur
Mystère a cura della Mondadori Comics. So quanto tu sia affezionato al
personaggio, così come so quanto
gli siano affezionati i fan del BVZM, i
quali hanno con te un ottimo rapporto. Cosa ti piace di più del Docteur
Mystère come personaggio, e cosa
apprezzi in particolare nel disegnarlo?
L.F. — Ciao Claudio e ciao a tutti gli
amici di AMys. Dico subito che il
Docteur Mystère è il personaggio
che più amo e che più mi rappresenta. Disegnavo Martin Mystère già da
qualche anno quando Alfredo Castelli mi propose la prima storia per
l’Almanacco dl Mistero: “I misteri di
Milano”. Il personaggio era già apparso nella serie regolare del BVZM
ma qui sarebbe stato rappresentato
nella sua dimensione autentica: quella di un diciannovesimo secolo immaginifico, narrato con un’ironia tutta “Castelliana”, densa di citazioni e
richiami che ne facevano un’altra
cosa dalla collana intitolata al suo
pronipote. Sul momento rimasi un
po’ interdetto nel passare da Martin,
al quale ero (e sono tuttora affezionatissimo) al Docteur, perche su Martin
avevo da poco trovato una mia dimensione e soddisfazione, ma dopo
le prime pagine ebbi subito la sensazione di trovarmi a casa. L’ottocento
e una forma di disegno meno realistica e più ironica (che non sconfina nel
grottesco) pulita e chiara, è veramente il mio stile, il mio linguaggio;
quello dove riesco a dare il meglio
di me. L’epoca poi è quella a me più
congeniale. L’abbigliamento, le architetture, gli scenari è già tutto dentro di me. Chissà, magari sono reminiscenze di una mia vita precedente.
Le sceneggiature infine, per me sono
tra le più riuscite di Castelli. Qui esprime al massimo la sua passione
per il genere letterario fin de siecle e
lo trasforma in storie godibili, a tratti
esilaranti dedicate ad un pubblico
“adulto” e raffinato.
C.B. — Come Martin Mystère, anche
il Docteur Mystère l