100% Fitness Mag - Anno VII Maggio 2013 | Page 50

100% FITNESS MAGAZINE FILOSOFIA 50 Visita il nuovo sito della rivista: www.salutefitness.it Ma chi è DIO? S embra una domanda scontata, come, del resto, la risposta. Tuttavia essa continua a proporsi, alla mente dell’uomo, una volta che, superate le Colonne di Ercole delle convinzioni ereditate dal mondo culturale in cui vive, si immette nel mare aperto e sconfinato dell’ Essere, proprio come l’Ulisse di Dante, insoddisfatto delle risposte catechistiche. La domanda mi si è riproposta leggendo l’ultimo romanzo (autobiografico) di Susanna Tamaro, “Ogni Angelo è tremendo”, edito da Bompiani. L’uscita di ogni libro della scrittrice suscita insanabili controversie tra chi l’ha destinata da sempre a stroncature pregiudiziali e senza appello e chi, al contrario, trova nella sua scrittura spunti di riflessione che raramrente si riscontrano nella narrativa contemporanea, piuttosto superficiale e anemica. I racconti di “Per voce sola” e il romanzo “Va dove ti porta il cuore”, tradotti in tutto il mondo, testimoniano senza dubbio la profondità, oltre che la bellezza, della sua scrittura. C’é un passo dell’ultimo romanzo che, a proposito della domanda, vale la pena riportare. “Don Volpe diceva che dovevamo rivolgerci con fiducia al Padre nostro che è nei Cieli. Ma come si poteva provare questo sentimento davanti a un Padre che imponeva a un altro padre (Abramo) di ammazzare il proprio figlio prediletto? Solo un’entità mostruosa poteva domandare una cosa del genere!” E più avanti “ Terminata la parte biblica, entrò in scena Gesù... Don Volpe diceva che era il figlio del Padre. Se così era, pensavo rannicchiata nel mio banco, chissà quali mattane sta organizzando dietro quella sua aria serafica”. E’ evidente che una divinità siffatta, molto simile alle divinità mesopotamiche e babilonesi o al Minotauro della cultura cretese, che si appaga unicamente di sacrifici umani, appare ignobile e ripugnante alla scrittrice cattolica. Non così per Kierkegaard, filosofo danese, il quale, in “Timore e Tremore”, giustifica sia l’ordine divino sia la sottomissione di Abramo. Per Kierkegaard la fede in Dio con l’obbedienza ai suoi comandi, benchè vada in direzione contraria alla legge morale e agli affetti naturali, esclude qualsisasi esitazione e incertezza. Abramo, certo di agire bene, conduce Isacco al patibolo servendosi di un inganno. Non comunica alla moglie Sara (che probabilmente glielo avrebbe impedito con tutte le sue forze) lo decisione delittuosa, in perfetta sintonia con l’ordine divino, che può anche sospendere la legge morale. Ignora la richiesta di Isacco che, lungo il cammino, gli chiede più volte, con una certa apprensione, dove si trovi la vittima designata per l’olocausto, quasi presentisse l’abbattersi su di lui di un evento pericoloso e oscuro. “Il Signore provvederà” gli risponde Abramo con una palese bugia. La sua unica certezza è che ucciderà il figlio. Secondo Kierkegaard tra “vita religiosa” e “vita etica” non vi è alcuna relazione. E, infatti, Dio, quello stesso che aveva scritto sulla fronte dell’assassino di Abele: “Nessuno tocchi Caino”, con una inspiegabile contraddizione, può chiedere ad Abramo di compiere un gesto primitivo e ripugnante che qualsiasi popolo civile avrebbe condannato risolutamente. Di sicuro non è agevole condividere questa immagine di Dio che Domenico Casa Consulente filosofico Cell. 3393318463 [email protected] è all’origine della cultura ebraica, ereditata da quella cristiana, in cui centrale è il sacrificio del Figlio sulla croce, fortemente voluto dal Padre, il quale se ne rimane nel suo arcano silenzio e non interviene per evitarlo dinanzi alle suppliche insistenti del Figlio nel Getsemani, permettendo che rimanga nella storia uno degli orrori più immani. Forse “Dio non è così” diceva il titolo di un libro di un teologo anglicano. Ma se non è così, chi è allora, ammesso che ci sia? La fede, per quanti sforzi intellettuali siano stai fatti, nel tentativo di ricondurla alla ragione, rimane un mistero abissale. Le presunte prove razionali per dimostrare l’esistenza di un Principio, messe a punto da Platone, Aristotele, Agostino, Anselmo d’Aosta, Tommaso d’Aquino, Cartesio, si sono rivelate inconsistenti sotto i colpi del criticismo kantiano. E Pascal dirà che sull’esistenza di Dio è possibile solo scommettere. E, come per ogni scommessa, si può vincere o perdere. Plotino sosteneva che sull’Uno si può soltanto tacere, essendo Egli lontano e distante miliardi di anni luce dalla nostra comprensione. Stando alla sua esperienza, solo i mistici, mediante l’estasi, riescirebbero a cogliere qualche flebile bagliore della sua esistenza. Ma, nonostante il filosofo riveli di aver percorso la strada che conduce fuori di sé per attingere al divino, anche queste forme di esperienza appaiono dubbie, soprrattutto dopo che la psicoanalisi ha messo in evidenza come esse potrebbero essere originate da disagi profondi, come l’isteria e la nevrosi ossessiva. Nel suo belllissimo e illuminante libro “Il Buddha vivente il Cristo vivente”, Thich Nhat Hanh, monaco buddista che, con i metodi non violenti, combattè aspramente, fino alla vittoria, contro l’invasione prima e, successivamente, contro la guerra che gli americani portarono per lunghi anni nel Vietnam, a proposito di Dio scrive quanto segue: “Un buon teologo è colui che non dice quasi nulla su Dio....E’ rischioso parlarne. Il Buddha era chiarissimo a tale proposito. Egli disse: “Mi riferite di essere innamorati di una splendida donna, ma quando vi domando: Qual è il colore dei suoi occhi? Come si chiama? Come si chiama la sua città? Non siete in grado di dirmelo. Non credo che siete innamorati veramente di qualcosa di reale”. Il Buddha non era contro Dio. Era soltanto contrario a concetti di [