100% Fitness Mag - Anno VII Maggio 2013 | Page 43

43 100% FITNESS MAGAZINE PSICOLOGA fobia anziché renderla affrontabile. Le cause della claustrofobia non sono sempre facilmente individuabili, tuttavia riuscire a riconoscerle ne rende possibile la comprensione e di conseguenza l’elaborazione di strategie per gestirla. Alcuni studi ipotizzano che la claustrofobia si sviluppi in seguito ad un episodio traumatico in cui il soggetto è rimasto intrappolato in uno spazio ristretto o anche dopo un trauma non vissuto in prima persona, ma da una persona cui si è legati emotivamente. In alcuni casi il trauma può essere stato subito durante l’infanzia o addirittura essere legato alla vita intrauterina. Un’altra ipotesi sostiene che la claustrofobia abbia cause ereditarie ed esista quindi una predisposizione genetica. Non è tuttavia da escludere che la claustrofobia si manifesti in persone che vivono situazioni opprimenti, come ad esempio un rapporto affettivo troppo soffocante, un lavoro che non lascia tempo libero, ecc. In questi casi la frustrazione potrebbe non essere indirizzata direttamente alla condizione che si sta vivendo, ma potrebbe invece manifestarsi attraverso la paura dei luoghi chiusi e ristretti. Esistono percorsi e tecniche psicoterapiche che si sono rivelate molto utili per il trattamento della claustrofobia. Le più utilizzate sono le seguenti. La desensibilizzazione sistematica è un metodo per eliminare le paure sostituendole con una risposta incompatibile con l’ansia, ossia il rilassamento. Essere rilassati e ansiosi nello stesso momento non è possibile. La prima fase della terapia consiste nell’insegnare al paziente a rilassarsi completamente, successivamente gli si chiede di elencare i luoghi o le situazioni che inducono paura, partendo da quelli meno ansiogeni fino ad arrivare a quelli che invece generano livelli più elevati di ansia. Nell’ultima fase si invita il paziente a rilassarsi e ad immaginare ciascun luogo indicato nella sua lista, naturalmente iniziando da quello che produce una risposta ansiosa meno intensa. Ad ogni immagine ansiogena se ne associa una piacevole per indurre nel paziente una reazione di rilassamento. Quando l’ansia non si presenta più si passa mentalmente alla situazione successiva. L’esposizione dal vivo è molto simile alla desensibilizzazione sistematica, con la differenza che si chiede al paziente di sperimentare davvero le situazioni che producono ansia e non di immaginarle soltanto. Per superare episodi occasionali di claustrofobia possono essere sufficienti degli ansiolitici da assumere al bisogno. Tuttavia questi farmaci si assumono solo ed elusivamente dopo un’accurata valutazione medica e/o psichiatrica e soprattutto non vanno considerati sostitutivi della psicoterapia. Una psicoterapia denominata ‘supportiva ed espressiva’ consiste nell’aiutare il paziente non solo a raggiungere uno stato di rilassamento che gli permetta di superare la tensione nervosa indotta dalla fobia, ma anche nell’aiutare il paziente ad analizzare i significati inconsci espressi dalla claustrofobia che necessitano di comprensione e di elaborazione.