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PEDIATRA
Solidarietà
L
a bontà è l’unico investimento che non fallisce mai”,
scrisse Henry David Thoreau:
effettivamente la solidarietà
è ciò che dà senso e spessore al nostro essere umani: specchiarsi nella
sofferenza degli altri per riconoscere la propria, e trovare la capacità
di soluzione e riscatto. Per fortuna,
nonostante l’apparente dilagare di
cinismo e menefreghismo, i dati
dell’Eurofound dicono che più di un
quinto degli europei (circa 100 milioni) partecipa abitualmente ad attività
di volontariato o di beneficenza. I più
alti tassi di partecipazione si registrano in Danimarca, Finlandia, Svezia,
Austria e Paesi Bassi (oltre il 40%
delle persone di età superiore a 18
anni); l’Italia col 23% si situa al 14°
posto della classifica, e quindi attorno
alla media europea. Secondo questo
studio, il volontariato giova anche a
chi lo pratica: migliore qualità della
vita, rapporti più sereni con il vicinato e la comunità locale, maggiore
felicità, soddisfazione, autostima,
migliore salute fisica e mentale. Un
altro studio, questa volta solo italiano,
Dottor
Carlo Alfaro
Pediatra
condotto su un campione di 1.410
giovani dai 14 ai 30 anni, il rapporto
“Forme in trasformazione della partecipazione”, realizzato da Arciragazzi
e dal centro di ricerca Cevas nell’ambito del progetto “Giovani Cittadini
per Costituzione”, conferma queste
osservazioni: i giovani che praticano
volontariato hanno più speranza nel
futuro, sono più impegnati politicamente, preferiscono il merito alle
raccomandazioni, guardano meno
ai modelli televisivi negativi, sono
meno attirati da spinte xenofobe,
sono meno esposti a “sballo” e vanno
meglio a scuola.
La solidarietà è importante soprattutto per tutelare le fasce più deboli della
società, i bambini. Basti pensare che
a tutt’oggi, secondo il grido lanciato
dall’Unicef, circa 19.000 bambini sotto i cinque anni muoiono ogni giorno
malattie prevenirli e curabili come la
polmonite, la diarrea e il morbillo,
mentre la malnutrizione interessa
ben 200 milioni di bambini al mondo, causando oltre un terzo delle
morti infantili sotto i cinque anni, la
maggior parte in Asia meridionale e
in Africa sub-sahariana. Purtroppo le
politiche attuate dai diversi governi
e dalle istituzioni internazionali sono
ancora del tutto insufficienti. Ma anche nel nostro Paese, senza pensare
necessariamente ai Paesi del Terzo
mondo, ci sono bambini che soffrono
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