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100% FITNESS MAGAZINE
itarismo e all’ipercorticosurrenalismo
(sindrome di Cushing).
Si definisce obeso un soggetto il cui
eccesso ponderale supera del 20-25%
il suo peso ideale o la cui percentuale
di grasso corporeo supera il 25% per
l’uomo e il 35% per la donna. L’obesità può essere classificata come lieve
se l’eccesso ponderale è del 20-40%,
media se è del 41-99% e grave quando l’eccedenza ponderale è superiore
al 100% del peso ideale.
L’obesità è un problema che può e
deve essere risolto. Le vie terapeutiche più efficaci sono due:
Modificare la dieta dal punto
di vista quantitativo e qualitativo , cioè riducendo la quantità di calorie assimilate quotidianamente con
l’alimentazione e soprattutto facendo
attenzione che la dieta sia equilibrata nell’apporto dei tre macronutrienti
carboidrati, proteine e grassi;
Aumentare il metabolismo
con l’esercizio fisico o altre
attività.
La strategia vincente per la riduzione
dell’eccesso ponderale è rappresentato dall’associazione di questi due metodi, che portano effetti più rapidi e
soprattutto duraturi. Idealmente la riduzione del grasso corporeo dovrebbe essere ottenuta senza perdita di
proteine, acqua, minerali e vitamine;
diete molto drastiche possono avere
effetti dannosi (catabolici), incidendo sulla massa magra, in particolare
sulla massa muscolare, portando un
abbassamento del metabolismo basale e quindi si verifica una riduzione
della capacità di bruciare calorie.
Questo effetto può essere ridotto
associando alla dieta l’esercizio fisico. Studi sperimentali dimostrano che i soggetti sedentari, con
l’incremento del livello di attività
fisica, presentano una diminuzione dell’appetito.
Di fondamentale importanza è capire
quali sono i problemi che comporta
lo stato di obesità nell’attività fisica;
analizzando come costoro reagiscono all’esercizio fisico, emerge che il
rendimento dei soggetti obesi è nettamente inferiore a quello dei coetanei
magri; causa di ciò è il più elevato
costo metabolico dell’esercizio conseguente al trasporto di una massa
corporea maggiore. Durante l’esercizio fisico lavorano con percentuali
più alte di frequenza cardiaca massima ed anche la pressione arteriosa
è eccessivamente elevata rispetto
ai magri di pari età. I soggetti obesi
sono sottoposti ad un aumentato di
stress articolare soprattutto a carico
degli arti inferiori infatti presentano
delle masse muscolari non adeguate
e rese meno toniche dalla minore
propensione al movimento; a questi si aggiungono i problemi dovuti
alla ridotta stimolazione del sistema
nervoso, che si evidenziano nella deficitaria coordinazione, nella minore
capacità di risoluzione dei compiti
motori e nella rallentata capacità di
apprendimento motorio. C’è da stabilire con quale intensità di lavoro
praticare l’attività fisica; infatti bisogna capire che non è utile per il calo
ponderale un lavoro breve ad alta
intensità, poiché stanca velocemente e non incide efficacemente sulla
spesa energetica che risulta ridotta.
L’intensità di lavoro da ritenersi ideale per il calo ponderale, quindi per
bruciare i grassi è un’intensità bassa,
all’interno della soglia aerobica, tra il
60 e il 70% della propria frequenza
cardiaca massima. A questo livello si
produce inoltre un lieve incremento
del tono muscolare ed inizia l’adattamento cardiovascolare. Il tempo
da dedicare ogni volta all’attività
fisica deve essere non meno di
30-45 minuti, per una frequenza
settimanale di minimo tre volte,
alternando un giorno di riposo ed
uno di lavoro. Questo ritmo di lavoro è applicabile a qualunque attività
si decida di praticare. Per migliorare
la qualità e la velocità di dimagrimento, questo lavoro aerobico può essere
integrato con un’attività anaerobica
di potenziamento muscolare, soprattutto dei grossi gruppi muscolari. Con
un incremento delle masse muscolari c’è un importante aumento del
metabolismo basale, quindi aumenta
la capacità di combustione delle riserve energetiche dell’organismo (in
special modo i grassi). Altro aspetto
positivo del potenziamento muscolare è la maggiore stabilizzazione delle
articolazioni, in particolare per gli arti
inferiori che sono i più stressati dal
carico corporeo.
Parlando della mia esperienza personale, ho fatto mio il motto “no
pain, gain” (senza sacrificio non c’è
risultato) e non ho aspettato più il
fatidico e classico “lunedì” per cambiare e stravolgere tutte le mie cattive
abitudini alimentari e motorie, ma mi
sono detta “basta” e sono partita. I
primi periodi sono stati duri, poiché
cambiare rotta è difficile ma con l’impegno e la volontà ho riscontrato i
primi e significativi risultati che hanno ripagato tutti i sacrifici fatti.
Fattore importante per tale cambiamento è anche l’appoggio morale di
una figura professionale che, oltre a
indirizzarti verso un corretto stile di
vita, ci sia di supporto nei momenti
duri del percorso intrapreso.