100% Fitness Mag - Anno VI Ottobre 2012 | Page 69

69 100% FITNESS MAGAZINE itarismo e all’ipercorticosurrenalismo (sindrome di Cushing). Si definisce obeso un soggetto il cui eccesso ponderale supera del 20-25% il suo peso ideale o la cui percentuale di grasso corporeo supera il 25% per l’uomo e il 35% per la donna. L’obesità può essere classificata come lieve se l’eccesso ponderale è del 20-40%, media se è del 41-99% e grave quando l’eccedenza ponderale è superiore al 100% del peso ideale. L’obesità è un problema che può e deve essere risolto. Le vie terapeutiche più efficaci sono due: Modificare la dieta dal punto di vista quantitativo e qualitativo , cioè riducendo la quantità di calorie assimilate quotidianamente con l’alimentazione e soprattutto facendo attenzione che la dieta sia equilibrata nell’apporto dei tre macronutrienti   carboidrati, proteine e grassi; Aumentare il metabolismo con l’esercizio fisico o altre attività. La strategia vincente per la riduzione dell’eccesso ponderale è rappresentato dall’associazione di questi due metodi, che portano effetti più rapidi e soprattutto duraturi. Idealmente la riduzione del grasso corporeo dovrebbe essere ottenuta senza perdita di proteine, acqua, minerali e vitamine; diete molto drastiche possono avere effetti dannosi (catabolici), incidendo sulla massa magra, in particolare sulla massa muscolare, portando un abbassamento del metabolismo basale e quindi si verifica una riduzione della capacità di bruciare calorie. Questo effetto può essere ridotto associando alla dieta l’esercizio fisico. Studi sperimentali dimostrano che i soggetti sedentari, con l’incremento del livello di attività fisica, presentano una diminuzione dell’appetito. Di fondamentale importanza è capire quali sono i problemi che comporta lo stato di obesità nell’attività fisica; analizzando come costoro reagiscono all’esercizio fisico, emerge che il rendimento dei soggetti obesi è nettamente inferiore a quello dei coetanei magri; causa di ciò è il più elevato costo metabolico dell’esercizio conseguente al trasporto di una massa corporea maggiore. Durante l’esercizio fisico lavorano con percentuali più alte di frequenza cardiaca massima ed anche la pressione arteriosa è eccessivamente elevata rispetto ai magri di pari età. I soggetti obesi sono sottoposti ad un aumentato di stress articolare soprattutto a carico degli arti inferiori infatti presentano delle masse muscolari non adeguate e rese meno toniche dalla minore propensione al movimento; a questi si aggiungono i problemi dovuti alla ridotta stimolazione del sistema nervoso, che si evidenziano nella deficitaria coordinazione, nella minore capacità di risoluzione dei compiti motori e nella rallentata capacità di apprendimento motorio. C’è da stabilire con quale intensità di lavoro praticare l’attività fisica; infatti bisogna capire che non è utile per il calo   ponderale un lavoro breve ad alta intensità, poiché stanca velocemente e non incide efficacemente sulla spesa energetica che risulta ridotta. L’intensità di lavoro da ritenersi ideale per il calo ponderale, quindi per bruciare i grassi è un’intensità bassa, all’interno della soglia aerobica, tra il 60 e il 70% della propria frequenza cardiaca massima. A questo livello si produce inoltre un lieve incremento del tono muscolare ed inizia l’adattamento cardiovascolare. Il tempo da dedicare ogni volta all’attività fisica deve essere non meno di 30-45 minuti, per una frequenza settimanale di minimo tre volte, alternando un giorno di riposo ed uno di lavoro. Questo ritmo di lavoro è applicabile a qualunque attività si decida di praticare. Per migliorare la qualità e la velocità di dimagrimento, questo lavoro aerobico può essere integrato con un’attività anaerobica di potenziamento muscolare, soprattutto dei grossi gruppi muscolari. Con un incremento delle masse muscolari c’è un importante aumento del metabolismo basale, quindi aumenta la capacità di combustione delle riserve energetiche dell’organismo (in special modo i grassi). Altro aspetto positivo del potenziamento muscolare è la maggiore stabilizzazione delle articolazioni, in particolare per gli arti inferiori che sono i più stressati dal carico corporeo. Parlando della mia esperienza personale, ho fatto mio il motto “no pain, gain” (senza sacrificio non c’è risultato) e non ho aspettato più il fatidico e classico “lunedì” per cambiare e stravolgere tutte le mie cattive abitudini alimentari e motorie, ma mi sono detta “basta” e sono partita. I primi periodi sono stati duri, poiché cambiare rotta è difficile ma con l’impegno e la volontà ho riscontrato i primi e significativi risultati che hanno ripagato tutti i sacrifici fatti. Fattore importante per tale cambiamento è anche l’appoggio morale di una figura professionale che, oltre a indirizzarti verso un corretto stile di vita, ci sia di supporto nei momenti duri del percorso intrapreso.