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PEDIATRA
un raggio di 5 chilometri da una centrale nucleare. Altri
studi effettuati in Francia, Spagna e Finlandia sono giunti
a conclusioni diverse non avendo rilevato un aumento di
mortalità e/o di incidenza dei casi di cancro in coloro che
risiedono in prossimità di una centrale nucleare. Tuttavia, l’assenza dell’evidenza di un effetto non costituisce
certezza dell’assenza dell’effetto stesso.
Sembra opportuna l’applicazione del“Principio di Precauzione” al fine di evitare un eventuale, non escludibile
ulteriore incremento dei tumori infantili. Tale principio
riguarda casi in cui i riscontri scientifici sono insufficienti,
non conclusivi o incerti e la valutazione scientifica preliminare indica che ci sono motivi ragionevoli di pensare che
esistano effetti potenzialmente pericolosi sull’ambiente,
sulla salute umana, animale o vegetale, benché non dimostrati. Esso esprime l’esigenza cautelare di perseguire
la tutela della salute anche quando manchi l’evidenza
scientifica di un danno incombente, vale a dire quando
non sussista interamente l’evidenza di un collegamento
causale tra una situazione potenzialmente dannosa e
conseguenze lesive della salute o quando la conoscenza
scientifica non sia comunque completa.
La Corte Costituzionale e la Corte di Giustizia Europea
applicano con fermezza questo principio. L’applicazione
del Principio di Precauzione entra in contrasto con la
costruzione di nuove centrali nucleari. In Italia c’è un
aumento statisticamente più elevato di casi di leucemia
linfoblastica in età pediatrica rispetto a Paesi che hanno
decine di centrali nucleari nel loro territorio (Francia.
Germania, Gran Bretagna). Quindi, il dibattito sull’aumento del rischio di cancro per coloro che vivono vicino
ad una centrale nucleare, in particolare i bambini, rimane
largamente aperto in quanto, alla luce delle più recenti
evidenze scientifiche, non è possibile escludere un aumento del rischio di cancro, soprattutto nella fascia di
età più giovane, in coloro che risiedono nei pressi di un
impianto nucleare che produce energia elettrica, ma non
si può nemmeno dimostrare un nesso causale diretto tra le
emissioni radioattive e l’insorgenza della malattia. Ne consegue che, qualora si proseguisse nella volontà di costruire
nuove centrali nucleari in Italia, la popolazione che vive
vicino ai siti designati come sedi di installazione (in particolare i bambini), dovrà essere sottoposta ad uno stretto
controllo epidemiologico, al fine di valutare precocemente
l’eventuale aumento d’incidenza di neoplasie maligne.
Naturalmente, vivere vicino ad una centrale nucleare non
è che una delle cause possibili di tumore. Per esempio, è
dimostrato che elevati livelli dell’inquinante ambientale
benzopirene, essendo il feto fino a 10 volte più suscettibile
al danno del Dna, possono tramite esposizione prenatale incrementare molto il rischio cancerogeno. L’uso di
sostanze chimiche in agricoltura è inoltre sempre più
massiccio: nel nostro Paese sono circa 300 quelle di uso
abituale. E’ ormai assodato che molti di questi agenti
hanno anche un