100% Fitness Mag - Anno VI Agosto 2012 | Page 11

SCOPERTE SCIENZA ALIMENTAZIONE SALUTE CURIOSITÀ AVERE UN CANE FA BENE AL CUORE. Gli animali domestici proteggono da problemi cardiaci e da altre malattie Non è solo questione di compagnia, di relax, di serenità. Avere un cane in casa fa bene all’organismo, protegge dalle malattie. In particolare, difende il cuore, evitando che i problemi coronarici possano metterci a rischio più di quanto già non fanno. Chi possiede un cane e soffre di disturbi alle coronarie, infatti, vive più a lungo di chi non lo ha. Lo dimostra uno studio condotto da esperti della Kitasato University Graduate School of Medical Sciences di Kanagawa (in Giappone), pubblicata sulla rivista scientifica “American Journal of Cardiology”. L’indagine ha puntato a valutare se il possesso di un cane o anche di un gatto fosse in grado di modulare gli squilibri dell’attività nervosa autonoma cardiaca nei pazienti con patologie correlate allo stile di vita: per esempio il diabete mellito, l’ipertensione e l’iperlipemia. Sono stati coinvolti, con analisi e interviste, 191 pazienti con età media di circa 70 anni, divisi in proprietari e non proprietari di animali domestici. Nei proprietari si è rilevata una maggiore variabilità del ritmo cardiaco rispetto a chi non ha un animale in casa: in pratica, il cuore di chi ha abitualmente a che fare con animali domestici è maggiormente in grado di rispondere a situazioni diverse, come ad esempio agli eventi stressanti. Il possesso di un animale dunque, secondo gli autori dello studio, può essere considerato un modulatore indipendente degli squilibri dell’attività nervosa autonoma cardiaca. “Probabilmente gli animali svolgono un ruolo di sostegno sociale”, dicono gli esperti, “aiutano cioè a ridurre lo stress e possono soddisfare alcune esigenze di compagnia”. Lavorare full time fa ingrassare È quanto emerge da una ricerca dell’australiana Monash University pubblicata sulla rivista scientifica “International Journal of Obesity”. Lo studio, guidato dalla dottoressa Nicole Au del Centre for Health Economics dell’ateneo australiano, ha esaminato l’impatto delle posizioni lavorative e del numero di ore lavorate in relazione al peso delle donne, rilevando che chi ha lavorato più di 35 ore alla settimana rischia maggiormente di prendere chili. Su 9276 donne di età compresa tra i 45 e i 50 anni presenti sull’Australian Longitudinal Study of Women’s Health dal 1996 al 1998, il 55% ha preso peso nel giro di due anni. In media le donne hanno acquisito l’1,5% del loro peso iniziale, ma in alcuni casi l’aumento di peso è molto più evidente. Le cause La dottoressa Au attribuisce l’aumento di peso al maggiore numero di ore lavorate, poiché questo tempo viene sottratto a quello dedicato a mantenersi in forma e in salute. “Oltre il 60% degli adulti australiani sono ormai sovrappeso o obesi”, ha aggiunto la ricercatrice, “e questo rappresenta un serio problema di salute pubblica”. Inoltre, secondo la dottoressa Au, orari di lavoro prolungati possono ridurre il tempo da dedicare alla preparazione di pasti cucinati in casa, all’esercizio fisico e al sonno, che sono tutti fattori di rischio per l’obesità. E più aumentano le ore dedicate al lavoro più aumentano i rischi: le donne che lavorano oltre 49 ore a settimana sono più propense a fumare e consumare alcolici nel 65% dei casi e di non svolgere alcune atività fisica per il 36%. 100% FITNESS MAGAZINE 11