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Contro caldo e afa al lavoro
non ti resta che bere!
Idratare a dovere l’organismo è l’unica difesa
per non perdere colpi in ufficio e mettere a rischio
il benessere psicofisico
Difendersi dall’afa sul lavoro. Per quelli che sono costretti a
restare in città, in ufficio, il rischio di spossatezza, sonnolenza e difficoltà di concentrazione – con conseguenti problemi
di prestazioni professionali sul lavoro – aumenta a causa del
caldo. E l’aria condizionata serve a poco. Come difendersi,
allora? La risposta è più semplice e immediata di quello che
possiamo pensare: acqua.
I danni della disidratazione. “L’acqua è la principale
componente del nostro corpo”, spiega il professor Alessandro Zanasi, dell’Osservatorio Sanpellegrino e Docente presso
l’Università di Bologna. “La sua carenza dovuta ad una scarsa
idratazione determina conseguenze significative sul benessere
fisico e psichico della persona. Numerosi studi internazionali,
infatti, hanno dimostrato come la disidratazione interferisca
con le capacità cognitive riducendo la concentrazione e influenzando negativamente i processi decisionali, aspetti che
possono contribuire ad un calo della produttività1 ed essere
legati ad un maggiore rischio di incidenti sul lavoro. Già a partire da una disidratazione del 2% determinata dalla normale
sudorazione si osserva una compromissione della memoria
a breve termine, dell’attenzione e dell’efficienza aritmetica.
Regole anti disidratazione. Come regolarsi allora per difendersi dal rischio disidratazione e assicurarsi il benessere al
lavoro nonostante il gran caldo estivo? Vediamo i consigli del
professor Zanasi:
Avere sempre con sé dell’acqua, fresca non gelata.
Imparare a riconoscere e a non sottovalutare il segnale
di sete.
Bere comunque di frequente piccole quantità di acqua nell’arco di tutta la giornata (per esempio, 6-8 bicchieri
da 250 ml).
Non saltare la pausa pranzo: soprattutto durante i turni
di lavoro più lunghi, può aiutare a reintegrare i liquidi e
può essere importante nella sostituzione di sodio e di altri
elettroliti.
Non c’è alcuna controindicazione a bere quando
si è sudati, a condizione che non si beva acqua fredda.
Sono da preferire acque ad elevato residuo fisso.
Indossare quando possibile abiti leggeri per favorire l’evaporazione del sudore e il raffreddamento che ne
consegue.
Migliorare l’accesso ai servizi igienici: spesso le donne riferiscono di non bere volontariamente quando i servizi
igienici non sono accessibili.
L’educazione è una componente essenziale per aiutare a
mantenere lo stato di idratazione durante e dopo il lavoro
in particolare in estate e negli ambienti caldi.
Cinque bicchieri d’acqua
al dì per proteggere le
coronarie
Solo questa e non altre
bevande liquide sarebbe
in grado di svolgere un’azione
protettiva
Chi “snobba” l’acqua e preferisce
bevande più sofisticate ha più rischi
di malattie coronariche. Lo ha scoperto uno studio statunitense della
Loma Linda university, in California.
E’ stato preso in esame il consumo
di liquidi negli ultimi sei anni in una
comunità di 8 mila uomini e 12 mila
donne di età compresa tra i 38 e i
100 anni seguiti dal 1976. Durante
i sei anni si sono verificati 246 decessi dovuti a malattie coronariche.
L’analisi dei dati ha mostrato che
bere molta acqua, almeno cinque
bicchieri al giorno, dimezza il rischio rispetto a chi ne beve massimo due. Ma solo l’acqua ha questo
potere protettivo: succhi di frutta, bibite gassate e sciroppi non solo non
aiutano ma, se consumati in grande
quantità, sono, addirittura, controproducenti. Assumere molti liquidi,
ma non acqua, aumenta infatti il
rischio di problemi alle coronarie,
di 2,47 volte nelle donne e di 1,46
volte negli uomini. L’effetto benefico dell’acqua sulle coronarie è stato
ugualmente evidente considerando
variabili che potevano essere associate al rischio di malattie cardiache
come età, fumo, ipertensione, alto
indice di massa corporea, livello di
istruzione e, nelle donne, seguire
una terapia ormonale sostitutiva.
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