L’angolo degli esperti
PEDIATRA
servizio di istruzione domiciliare, che
viene attivato per gli studenti impediti
alla frequenza scolastica per un periodo
superiore a 30 giorni a causa della malattia o sottoposti a cicli di cura periodici,
ed è finalizzato ad assicurare il reinserimento dell’alunno costretto a casa nella
classe di appartenenza. I servizi scolastici per i bambini ammalati, da eventi
inizialmente episodici e pioneristici,
legati alla sensibilità di singoli operatori
e istituzioni, si sono trasformati oggi in
una realtà formativa ben organizzata e
codificata, riconosciuta anche legislativamente dalla C.M.353/98. La scuola
in ospedale ha come sua “mission” di assicurare al bambino ricoverato, accanto
al percorso diagnostico-terapeutico, un
supporto emotivo e cognitivo adeguato
alle sue necessità, nell’ottica di un progetto di sua “tutela globale”.
Per un bambino un ricovero, tanto più se
prolungato, rappresenta un trauma per la
brusca e violenta imposizione di cambi
di ambiente, abitudini, dieta, orari, oltre
che per la paura del dolore derivante
dalle pratiche mediche. Lo scopo principale di un’attività scolastica (intesa
nell’ampio senso di educativa, ludica,
psicologica)svolta in ospedale è aiutare
i bambini a mantenere la continuità col
proprio mondo e vita all’esterno. Infatti
la scuola, per esercitare il proprio ruolo
di agenzia educativa anche all’interno
dell’ospedale, deve svolgere una serie di
attività (compresa quella curricolare più
tradizionale) atte a creare un percorso
cognitivo, emotivo e sociale e quindi, in
una parola sola, formativo, individualizzato, che consenta al degente da un lato
di mantenere i legami con il proprio ambiente di vita e dall’altro di comprendere
in maniera adeguata la realtà dell’ospedale. Il ruolo del docente ospedaliero
è essenzialmente quello di “mediatore
dell’alfabetizzazione culturale”, che
orienta ed offre strumenti per integrare
conoscenze e consolidare concetti, attraverso una didattica breve, flessibile,
differenziata.
Il docente dei bimbi ricoverati punta a:
recuperare i loro ritardi curriculari; mantenere i contatti con la scuola di appartenenza al fine di assicurare continuità al
processo educativo; sostenerli emotivamente ed affettivamente, favorendo il superamento di inibizioni e l’espressione di
sentimenti, emozioni, sensazioni, idee;
promuovere l’interesse, la curiosità, la
motivazione all’apprendimento; fornire
un contesto per integrare e consolidare
le abilità; offrire strumenti e modalità di
comunicazione con la realtà circostante,
con altri coetanei e con lo staff dell’ospedale; creare percorsi cognitivi adeguati
all’età per comprendere la realtà ospedaliera; offrire adeguate situazioni di gioco
e svago.
La breve durata dei ricoveri ospedalieri
e la contemporanea presenza di piccoli
degenti di età diverse fanno assumere al
docente che opera in ospedale un ruolo
diverso dal solito. Con i bambini più piccoli sarà privilegiato l’aspetto ludico per
l’acquisizione dello schema corporeo, le
principali norme di educazione all’igiene, la discriminazione delle proprietà
percettive degli oggetti, la motilità fine e
la coordinazione oculo/manuale.
In particolare il funzionamento della
scuola in ospedale:
• tiene conto dei tempi delle visite e delle terapie, della tipologia della malattia
del minore degente, degli orari e dei ritmi dei diversi reparti, del day-hospital e
della lungodegenza;
• privilegia i piccoli gruppi, attua il rapporto docente/alunno individualizzato
per gli ammalati costretti a letto, programma ritmi temporali non cadenzati
sul modello tradizionale lezione/compito/studio, usa le tecnologie multimediali
in sostituzione delle aule e laboratori o
gli spazi pedagogici/didattici specialistici propri di una struttura scolastica;
• favorisce la crescita di un rapporto
professionale tra i docenti della scuola in ospedale e la scuola di titolarità;
• programma interventi integrativi con
operatori ospedalieri, altri operatori
per attività ludiche e ricreative, ed il
volontariato.
La tecnologia potrà aiutare ancora di più
i bambini ammalati che non possono
andare a scuola, come quello che accade
in alcune scuole romane grazie al progetto E-Care, promosso da Fondazione
Gioventù digitale, assieme a Comune
di Roma, Ospedale Pediatrico Bambin
Gesù e Intel Corporation Italia..
Il progetto, nato nel 2007, consiste nel
mettere in collegamento la casa o l’ospedale in cui si trova il ragazzo con la sua
classe attraverso il computer e la videochat: egli così può collegarsi in qualsiasi
momento della lezione e prendere parte alle attività: ascoltare le spiegazioni,
scrivere sulla lavagna, alzare la mano
per intervenire, consegnare i compiti, o
collegarsi in differita e scaricare il materiale che l’insegnante ha predisposto per
lui. L’insegnante e i compagni potranno
comunicare con lui e vederlo grazie alla
telecamera.
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