100% Fitness Mag - Anno V Febbraio/Marzo 2011 | Page 25
L’angolo degli esperti
PEDIATRA
agli occhi del sesso opposto. Secondo
le recenti ricerche, ci sarebbe anche una
base biologica. Ricercatori dell’Università di Cambridge hanno pubblicato
sulla rivista Biological Psychiatry uno
studio in cui dimostrano che gli adolescenti più aggressivi e anti-sociali non
hanno la normale reazione ormonale di
aumento della secrezione di cortisolo
in risposta ad una situazione stressante,
che aiuterebbe a controllare le emozioni.
Secondo un altro studio del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Firenze pubblicato sulla rivista British Journal
of Developmental Psychology, nel determinismo dei comportamenti da bullo ci
sarebbero invece l’aggressività e la rabbia
che nascono in famiglia nella prima età,
e in particolare nel rapporto tra fratelli,
tanto è vero che il DSM4, il manuale
diagnostico dei disturbi psichiatrici, ha
inserito la “Sindrome da rivalità tra fratelli” nell’elenco dei disturbi psicologici
dell’infanzia.
Il “pubblico” è un elemento essenziale
perché sia perpretato il bullismo. Secondo l’indagine di Eurispes e Telefono Azzurro succitata, di fronte a un atto di bullismo il 30,3% dei compagni avverte un
forte senso di rabbia,; il 25,7% dichiara
di aver provato paura, il 19,7% pena per
la vittima, ma più del 10% prova emozioni che portano a sostenere il bullo in
maniera più o meno diretta: indifferenza
(3,4%), divertimento (3,1%), fino a sentimenti di ammirazione e invidia per il
bullo(rispettivamente l’1,7% e il 2,7%).
E’ pericoloso inoltre il fatto che molti ragazzi ritengano che la migliore risposta
al bullismo sia l’autodifesa, e giudichino
negativamente chi ricorre ad un adulto,
bollandolo come fifone o spia. Secondo
infatti l’ultima indagine “Abitudini e stili
di vita degli adolescenti”, effettuata dalla
Società Italiana di Pediatria su un campione nazionale di 1.300 studenti delle
scuole medie inferiori(12-14 anni),
benché la frequenza del fenomeno sia
in calo dal 2008, cresce la percentuale di
chi considera “fifone o spia” chi denuncia ai genitori o agli insegnanti di essere
vittima di atti di bullismo.
Le “vittime” sono spesso bambini o ragazzi con particolari caratteri di “diversità” che li rende più vulnerabili. Nelle
scuole europee, secondo lo studio del
British Council nell’ambito del progetto INDIE (INclusion and Diversity In
Education) che ha coinvolto, dal 2007,
4.200 ragazzi di 49 scuole di nove Stati
europei, la maggior parte degli studenti
ritiene che l’orientamento sessuale, le
differenze nell’aspetto fisico, la provenienza della famiglia e la disabilità siano i
principali motivi di scherno e di difficoltà di integrazione nell’ambiente scolastico. In particolare, in Italia ben il62% degli intervistati pensa che l’orientamento
sessuale sia una ragione importante di
discriminazione a scuola, il 58% le differenze di provenienza della famiglia o il
colore di pelle, il 51% l’apparenza fisica
(come ad esempio il peso). Uno studio
pubblicato di recente sulla rivista Pediatrics da studiosi del Mott Children’s
Hospital (Usa) su un campione di 821
bambini fra i 6 e i 9 anni, ha trovato che
gli episodi di bullismo sono causati dal
colore della pelle nel 42% dei casi, da diversità di aspetto come l’abbigliamento
nel 35% dei casi, e da disabilità nel 32%.
Tra questi ultimi, essere obesi aumenta
la possibilità di diventare bersaglio di
bulli, indipendentemente da sesso, età,
stato socio-economico e livello culturale. In base invece all’indagine Eurispes
e Telefono Azzurro di cui sopra, nelle
scuole italiane i bambini ritengono siano
a maggior rischio di diventare vittima di
episodi di bullismo coloro che non sono
in grado di difendersi (30,4%), quelli
“secchioni”(13,4%