L’angolo degli esperti ► pediatria
LA MUSICA FA BENE
AI BAMBINI
Dottor
Carlo Alfaro
Pediatra
G
ià in epoca prenatale il feto è immerso in un mondo di suoni: nell’ultimo
trimestre di gestazione ascolta gioioso il ritmo del cuore e del respiro
della madre, i flussi ematici, la voce dei genitori
e i suoni esterni, filtrati dal liquido amniotico.
Dopo la nascita, la musica, con la sua potenza di
forma di immediata comunicazione non verbale,
stimola lo sviluppo emotivo, affettivo, sensoriale
del bambino, creando un raccordo naturale con
le esperienze prenatali. Non a caso l’ambiente
sonoro in cui crescono i bambini sin dalla nascita
è permeato di musica (filastrocche, ninna-nanne,
nenie, canzoncine, giochi in rima), a partire già
dal linguaggio diretto a loro(“Infant Directed Speech” ), semplificato, cantilenato e con un tono leggermente più acuto e melodioso.
Un recente studio tedesco, pubblicato online su
“Current Biology”, rivela che i neonati rispondono con diversi tipi di pianto agli stimoli sonori,
producendo diverse “melodie” di pianto, che ricalcano quei tipi di melodie che hanno caratterizzato
il linguaggio udito nel corso della loro vita fetale.
I feti sarebbero in grado di memorizzare suoni del
mondo esterno fin dall’ultimo trimestre di gravidanza, con una sensibilità particolare per la melodia che accompagna musica e parole. I neonati
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prediligono fra tutte le altre la voce della mamma
e percepiscono i contenuti emotivi dei messaggi
attraverso l’intonazione.
Un’altra recente ricerca dei professori Jenny Saffran dell’Università del Wisconsin ed Erik Thiessen dell’Università della Pennsylvania, pubblicata
in un volume della New York Academy of Sciences
su “Neuroscienze e Musica”, dimostra che i bambini imparano a parlare prima e meglio se apprendono le parole con la musica, nel senso che imparano più parole e le memorizzano meglio
se queste sono cantate, se
sono in rima e fanno parte di
una canzone, e d’altra parte
ricordano più facilmente le
melodie se accompagnate
dalle parole e non affidate
solo a strumenti musicali. La
musica, quindi, può facilitare l’apprendimento del linguaggio, tanto più che esiste
il “circolo virtuoso” per cui
se la melodia ha le parole,
i bambini la ricordano meglio, e se i bambini imparano
una melodia, memorizzano
con più facilità le parole
che la accompagnano. Ciò
può servire molto anche ad
aiutare i bambini con ritardo psicomotorio o del
linguaggio, attraverso programmi abilitativi basati
su musica e parole.
Anche lo studio di uno strumento musicale è un
ottimo allenamento per il cervello dei ragazzi, in
quanto, secondo una ricerca dell’Università di
Hong Kong pubblicato sulla rivista “Neuropsycology”, migliora la memoria verbale, cioè la capacità di immagazzinare e ricordare parole e vocaboli.
Lo studio della musica contribuirebbe all’organizzazione e allo sviluppo del lobo temporale sinistro
del cervello, sede della memorizzazione delle parole e dell’apprendimento.
Dunque, musica a volontà per i vostri piccoli: uno
stimolo eccezionale per il loro cervello…e anche
per il nostro!