L’angolo degli esperti ► dermatologia
UNA CALVIZIE
TROPPO PRECOCE
Dottor
Fausto Trapani
Q
uando si parla di
calvizie tutti sanno
di cosa si parla, della difficoltà di approccio terapeutico, delle delusioni
legate a un eccesso di aspettative
nelle terapie. Il dermatologo ha a
disposizione sempre più armi efficaci e intelligenti per contrastare una patologia tanto sentita
e temuta dai giovani maschi e non solo.
Possiamo distinguere a scopo puramente descrittivo un tipo
di calvizie interessante i pazienti maggiorenni maschi nei quali la terapia deve mirare a inibire l’attività di un enzima specifico, la famosa 5 alfa reduttasi, specie quando questa si è già
chiaramente manifestata. Quando però il paziente è molto
giovane e la patologia non è ancora ben delineata o quando si
temono possibili effetti collaterali di una lunga terapia farmacologica orale, si possono e si devono cercare strade
alternative, certamente meno efficaci ma più dolci e
sicure. A dire il vero non si tratta di scoperte proprio
recenti ma per la prima volta gli effetti sono stati studiati in un trial clinico in doppio cieco. Mi sembra
utile chiarire che uno studio in doppio cieco è uno
studio scientifico teso a valutare le effettive azioni di
un dato farmaco o di una terapia in genere.
La particolarità di questo sistema di valutazione sta
nel fatto che né il paziente né il medico conoscono la
natura del farmaco effettivamente somministrato. Si
differenzia quindi dallo studio “in cieco”, dove solo il
paziente è all’oscuro del trattamento cui è sottoposto. Lo scopo di tale metodo è quello di evitare che i
risultati della ricerca vengano influenzati a priori non
solo dal condizionamento del paziente ma da quello dello stesso medico che sta effettuando la ricerca
assicurando in questo modo l’attendibilità scientifica
del risultato. Un esempio per tutti e l’estratto della serenoa
repens. Si tratta di una pianta originaria dell’America settentrionale e già in uso nell’era precolombiana dagli indigeni
locali per curare problemi del sistema urinario e dell’apparato riproduttivo. L’estratto fu presto adottato come rimedio
farmacologico anche dai conquistatori spagnoli. Per 200 anni
è stato usato l’estratto secco per curare problemi di incontinenza e di ipertrofia prostatica ma il suo ruolo di contrasto
nelle patologie del cuoio capelluto è argomento molto recen-
Dermatologo
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te. La pianta in effetti è ricchissima di acidi grassi polinsaturi e
di fitosteroli con la loro nota azione antiossidante e favorente
gli scambi a livello delle membrane cellulari. Gli effetti collaterali sono praticamente assenti come anche interazioni con
altri farmaci anche se, a livello precauzionale se ne sconsiglia
l’uso in gravidanza. Il principio esplica pure effetti positivi
sulla prostata e possiede effetti ipocolesteromizzanti.
Altro principio attivo nel mirino degli studiosi è il resveratrolo.Si tratta di un composto polifenolico abbastanza diffuso nel
mondo vegetale (uva, vino, arachidi).
Già usato nella medicina tradizionale cinese per curare disturbi di cuore e di fegato, ha una struttura chimica affine a
quella degli estrogeni e probabilmente ne contrasta debolmente l’azione senza dar luogo a effetti collaterali. Ultimo
ma non ultimo per importanza è il ruolo dello zinco. Si tratta
di un oligoelemento cioè di una sostanza di cui l’organismo
ne ha necessità minime ma la cui carenza al pari del ferro si
sta rilevando critica. Studi recenti infatti hanno evidenziato
che la sua carenza nella popolazione è abbastanza diffusa e,
fino adesso, sempre sottostimata.
Per concludere anche se l’arma vincente contro la calvizie
è ancora da scoprire, certamente abbiamo nuove possibilità
per mantenere in salute i nostri capelli. L’importante è non
perderli e prolungarne per quanto possibile la loro vita. Le
terapie future, almeno alla luce delle conoscenze attuali, potranno agire solo su quelli che abbiamo ANCORA.