100% Fitness Mag - Anno IV Febbraio 2010 | Page 18
HO IL MAL
d’inverno
M
olti animali si ibernano durante l’inverno: dormono
in continuità per settimane
o mesi, o forse si svegliano alcune volte soltanto per le funzioni fisiologiche
, che sono comunque molto rallentate,
con un metabolismo che va al minimo:
scende la temperatura corporea, il ritmo
della respirazione e quella del cuore.
E’ un bel modo per risparmiare energia
e tenere da conto le riserve per la primavera, la stagione riproduttiva. Molte
persone sceglierebbero, se potessero,
questo stesso stratagemma, in un periodo in cui le giornate durano molto di
meno e aumentano i disagi per la minor
disponibilità di sole.
Non si tratta solo di amore per il sole
e per la vita all’aria aperta. Moltissime
persone sono affette, più o meno marcata, della sindrome Sad. Sad, la parola
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inglese per “triste”, è anche la sigla per
Seasonal affective disorder, cioè disturbo affettivo stagionale, una condizione
clinica piuttosto diffusa e ben studiata che riguarda soprattutto i paesi del
Nord, dove gli inverni sono lunghi e le
notti invernali ancora di più.
Ma che cosa viene a mancare a chi ne
soffre? Certamente tutti i benefici che
il sole ha sul metabolismo, sulla salute
e sull’umore. Ma in modo specifico è il
tipo di luce che fa la differenza. L’ipotesi più accreditata spiega la sindrome
basandosi sul fatto che seppure il corpo
umano abbia ritmi quotidiani stabiliti
(ritmi circadiani, una sorta di orologio
biologico del nostro organismo) essi
non siano del tutto precisi e facciano
affidamento sull’intensità della luce del
sole per fornire indicazioni adeguate al
sistema nervoso.
Queste indicazioni hanno origine sulla
retina, dove si formano i segnali che,
passando attraverso il nervo ottico fino
al cervello, determinano una serie di
cambiamenti chimici. Per esempio, un
aumento del rilascio del neurotrasmettitore serotonina, responsabile della
sensazione di benessere; la regolamentazione della produzione della melatonia, ormone secreto dalla ghiandola pineale, fondamentale per la regolazione
del ritmo sonno-veglia. In particolare
a causa di questo ormone, la carenza di
luce diurna viene interpetrata dal corpo
come prolungamento della notte, con il
risultato di produrre melatonina anche
di giorno, influendo sull’umore e sul bisogno di riposo.
La persona ha quindi il desiderio di dormire e di rallentare le attività in genere,
con conseguente malessere psicofisico.