sua scuola. Cercherò di spiegarvelo
meglio attraverso un racconto di
Bruno Ferrero.
In un magnifico giardino cresceva
un bambù dal nobile aspetto. Il Signore del giardino lo amava più di
tutti gli altri alberi.
Anno dopo anno, il bambù cresceva
e si faceva robusto e bello. Perché il
bambù sapeva bene che il Signore
lo amava e ne era felice. Un giorno,
il Signore del giardino si avvicinò al
sua amato albero e gli disse: «Caro
bambù, ho bisogno di te». Il magnifico albero sentì che era venuto
il momento per cui era stato creato
e disse, con grande gioia: «Signore, sono pronto. Fa’ di me l’uso che
vuoi».
E il Signore del giardino rispose:
«Per usarti devo abbatterti».
Il bambù si spaventò: «Abbattermi,
Signore? Io, il più bello degli alberi
del tuo giardino? No, per favore, no!
Usami per la tua gioia, Signore, ma
per favore, non abbattermi». «Mio
caro bambù – continuò il Signo-
re – se non posso abbatterti, non
posso usarti». Il giardino piombò
in un profondo silenzio. Anche il
vento smise di soffiare. Lentamente il bambù chinò la sua magnifica
chioma e sussurrò: «Signore, se non
puoi usarmi senza abbattermi, abbattimi».
«Mio caro bambù – disse ancora
il Signore del giardino – non solo
devo abbatterti, ma anche tagliarti i
rami e le foglie». «Mio Signore, abbi
pietà. Distruggi la mia bellezza, ma
lasciami i rami e le foglie!».
«Se non posso tagliarli, non posso
usarti».
Il sole nascose il suo volto, una farfalla inorridita volò via. Tremando,
il bambù disse fiocamente«Signore,
tagliali».
Ma il Signore proseguì: «Mio caro
bambù, devo farti ancora di più.
Devo spaccarti un due e strapparti il
cuore. Se non posso fare questo, non
posso usarti». Il bambù si chinò fino
a terra e mormorò: «Signore, spacca
e strappa».
Così il Signore del giardino abbatté
il bambù, tagliò i rami e le foglie, lo
spaccò in due e gli estirpò il cuore.
Poi lo portò dove sorgeva una fonte
di acqua fresca, vicino ai suoi campi
che soff rivano per la siccità. Delicatamente collegò alla sorgente una
estremità dell’amato bambù e diresse l’altra verso i campi inariditi. La
chiara, fresca, dolce acqua prese a
scorrere nel corpo del bambù e raggiunse i campi.
Fu piantato il riso e il raccolto fu
ottimo. Così il bambù divenne una
grande benedizione, anche se era
stato abbattuto e distrutto. Quando
era un albero stupendo, viveva solo
per se stesso e si specchiava nella
propria bellezza. Stroncato, ferito
e sfigurato era diventato un canale,
che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno.
Che ognuno di noi, seppur piagato,
stanco, ferito, deluso, possa essere
come il bambù e irrigare d’amore
quanti ci circondano.
Ad maiora!
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