100% Fitness Mag - Anno III Febbraio 2009 | Page 18
S
alute & Benessere
di Erminio Liguori
Cardiologo - Endocrinologo
CARDIOLOGIA
Quando il cuore
non ce la fa piu’....
C
i sono tanti modi di descrivere quello che è il
principale problema della Cardiologia mondiale ed in particolare dei paesi sviluppati, l’Insufficienza Cardiaca e la sua manifestazione clinica, lo Scompenso Cardiaco, ma nessuno è pienamente
efficace e sintetico.
Quello che preferisco è: “Condizione patologica in cui il
cuore è incapace di soddisfare le esigenze metaboliche dei tessuti, o può farlo solo in presenza di una pressione di riempimento patologicamente elevata”.
Come si vede una definizione sintetica, non può che essere anche un pò vaga, perchè deve comprendere TUTTE
le possibili cause e tutte le varianti cliniche; ma su questo
torneremo poi.
Dicevo prima che si tratta del più importante problema
della Cardiologia, sia sotto il profilo numerico, legato essenzialmente all’invecchiamento della popolazione e di cui
lo scompenso cardiaco è la principale causa di morbilità e
di mortalità, sia per la scarsa, tuttora, efficacia delle terapie
messe in campo, almeno intese “quoad vitam”, cioè sulla
capacità di cambiare significativamente la storia naturale
della malattia, mentre nell’accezione di “quoad valetudinem”, rapportate al miglioramento della qualità della vita,
vi è stato un certo progresso.
La complessita della situazione è dovuta alla molteplicità
di cause che sono alla base di un insufficiente capacità di
lavoro del cuore e pertanto alle diverse opzioni terapeu-
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tiche in campo: infatti distinguiamo almeno tre diverse
cause di scompenso
1) Situazioni in cui la funzione ventricolare è depressa.
2) Situazioni in cui il riempimento ventricolare è ridotto.
3) Situazioni in cui c’è una abnorme elevata portata (ma
in questo caso, come vedremo, il cuore in sè non c’entra,
essendo dovuta a cause extracardiache).
Ma veniamo ora alla classica presentazione di alcuni dei
tipi più comuni di Scompenso Cardiaco, non prima di aver
ricordato ai nostri lettori quella famosa formuletta che si
legge spesso in calce a richieste di visita specialistica cardiologica, per lo più a fini pensionistici o assicurativi, la c.d.
“Classificazione N.Y.H.A.” : essa è un semplice strumento di classificazione CLINICA (e non strumentale, e ciò
è assai importante) dell’insufficienza cardiaca per quanto
concerne il sintomo DISPNEA, e comprende le celeberrime 4 classi:
I° dispnea da sforzo intenso,
II° dispnea da sforzo moderato,
III° dispnea da sforzo lieve,
IV° dispnea a riposo.
Pretendere di cavare fuori una classificazione della gravità
di uno scompenso ad es. dal numeretto che individua la c.d.
Frazione di Eiezione che si ricava nell’ Ecocardiogramma,
è profondamente sbagliato, in quanto la NYHA individua
e classifica un sintomo, la FE stratifica una funzione e
le due cose non necessariamente coincidono: meraviglia
pertanto che tuttora vengano poste moltissime richieste in
tal senso da parte dei collegi giudicanti le cause di invalidità.
Vediamo quindi in questa puntata almeno i sintomi di
presentazione di una delle forme più comuni: lo Scompenso Cardiaco Congestizio. Esso individua un quadro
clinico caratterizzato in genere da Dispnea e/o tachipnea
(respiro frequente), affaticamento, tachicardia, presenza di rantoli polmonari, cardiomegalia, ritmo di galoppo
ventricolare, stasi epatica ed ascite e/o edemi periferici,
fondamentalmente dovuto ad una incapacità del cuore di
pompare un adeguato volume di sangue atto a soddisfare
i bisogni metabolici tissutali, di solito per perdita di forza
contrattile del muscolo cardiaco, successiva a tentativi di
compenso (in particolare Ipertrofia ventricolare e/o dilatazione); tale disfunzione, man mano che procede, attiva dei
sistemi neuroendocrini che, nel tentativo di salvaguardare
la pressione ematica, contribuiscono alla progressione della
cardiomegalia e alla ritenzione di sodio...