100% Fitness Mag - Anno III Aprile 2009 | Page 32

S alute & Benessere PSICOLOGIA maggiore informazione, ma non sempre le conoscenze teoriche sono applicate dai ragazzi all’esperienza, soprattutto quando quest’ultima è carica di emotività, inibizioni ed aspettative. “Gravidanza indesiderata” è un’espressione del tutto inadeguata dal punto di vista psicologico. Queste gravidanze sono in realtà desiderate inconsciamente ma non volute. Ogni gravidanza occupa un posto e non è mai frutto del caso. Nel caso di IVG (interruzione volontaria gravidanza) si cancella non il bambino (che ha già un’esistenza propria nella testa della madre) bensì la gravidanza e con essa l’atto di diventare madre. Il progetto è quello di arrestare un movimento che è in marcia verso una condizione indesiderata. Un’interruzione di gravidanza è certo volontaria, ma involontaria dal punto di vista psicologico. Sono molti i casi in cui la ragazza, spesso dietro consiglio di un terzo (nella maggioranza dei casi si tratta dei genitori), giudica ragionevole interrompere la gravidanza pur avendo in testa il pensiero che avrebbe potuto tenere il bambino. L’atto di interruzione di una gravidanza permette di far tornare il feto nel nulla, ma è un nulla solo dal punto di vista ontologico perché continuerà a vivere nella memoria dei suoi genitori. Si è inserito nella loro storia come persona dotata di un’identità psichica. Nel mondo immaginario della ragazza incinta, la paura del parto è molto diffusa ed il progresso scientifico che pretende di essere rassicurante non sempre riesce a placare questa paura. Si tratta di timori legittimi legati alla tensione del dover raggiungere lo status ideale di madre perfetta che farà un figlio perfetto. La tensione non è solo personale, ma anche familiare e sociale. Nascere madre e mettere al mondo un bimbo sono due eventi che hanno temporalità diverse. Lavorando solo sulla nascita del bambino, sulle tecniche di prevenzione che ruotano intorno a lui, si rischia di privarlo della madre. E’ illusorio e riduttivo pensare che la maternità si limiti al concepimento del bambino ed immaginare la procreazione al di fuori di un qualsiasi pensiero materno. Un bambino non può nascere vivo e sano 32 100% Fitness Magazine fisicamente e psicologicamente se non è stato portato nella mente dei suoi genitori e dei suoi cari. Un bambino può nascere solo dopo la nascita della maternità della madre. Prendersi cura della nascita significa prendersi cura della nascita del bambino e della madre. Il bambino deve nascere dalla testa del genitore e poi essere portato con continuità nei pensieri parentali. Aspettare un bambino significa poterlo pensare nella continuità. L’attesa di un bambino è di natura fisica ma anche psichica. Prendersi cura di una madre significa parlare alle madre, sostenerla nell’espressione di un dire emotivo nuovo. La nascita di un figlio per una madre è complessa e attraversata da “rinunce”: rinuncia al proprio spazio esclusivo di persona, al proprio status unico rispetto al compagno, allo sguardo dei propri genitori modificato dalla condizione di madre fissata definitivamente dall’arrivo del bambino. Per capire invece l’immaginario dei giovani padri dobbiamo rifarci al mito di Zeus e Metis: “L’oracolo annunciò che Metis avrebbe avuto un figlio da Zeus che avrebbe spodestato il padre. Allora Zeus divorò Metis incinta. Qualche mese dopo ebbe forti mal di testa e venne deciso di aprire la testa di Zeus ed uscì la dea Atena”. L’unico nido che l’uomo può preparare per il figlio rimane la testa, cioè la sede dei suoi pensieri, ed è dalla testa del padre che nasce il bambino vestito dai fantasmi di potenza che abitano il suo genitore. L’uomo