100% Fitness Mag - Anno II Aprile 2008 | Page 47

Salute & Benessere antepone costantemente l’interesse al dovere, facendo di questo «modus operandi» una vera e propria regola comportamentale, sta nel trattare l’altro, il proprio simile, esclusivamente come mezzo. Chi antepone il dovere all’interesse regola il proprio agire sull’ordine naturale, applica di fatto la norma di solidarietà umana e di fratellanza espressa con tanta linearità nel Vangelo, pur pieno «di cose incredibili», tanto disattesa dai comportamenti umani. Assumendo l’ordine naturale come norma di condotta, l’uomo non ha bisogno di templi o altari: tutto sgorga limpido, come acqua da fonte, dall’agire trasparente, non fraudolento. «Se è vero che il bene è bene, deve esserlo fino in fondo ai nostri cuori come nelle nostre opere, e la prima ricompensa alla giustizia sta nel sentire che la si pratica». Quale insegnamento per i nostri politici e per noi tutti. Esempio tipico di legislatore saggio e virtuoso è Licurgo che abdica alla dignità regale, si spoglia dell’interesse personale, compiendo con il suo gesto una palese azione di utilità pubblica. Egli avverte alto il senso di appartenenza alla comunità nel cui interesse opera; è uomo virtuoso giacché insegna la virtù praticandola, intendendola come «rinuncia a sé», secondo la definizione che ne dà Montesquieu, in quanto «ogni uomo è virtuoso quando la sua volontà particolare è conforme in tutto alla volontà gene- rale, e noi vogliamo di buon grado ciò che vogliono quelli che amiamo». Plutarco in Detti memorabili degli Spartani, racconta che il Lacedemone Pedarete si presenta per essere ammesso al Consiglio dei Trecento e ne è respinto: egli se ne ritorna tutto contento, poiché ha trovato a Sparta trecento uomini che valgono più di lui. Io suppongo questa sua manifestazione sincera; e c’è motivo di crederla tale: ecco il cittadino. A questo punto urge una precisazione, quello che avete letto fin qui non è farina del mio sacco, seppur così attuali, sono le parole il pensiero di un grande pensatore: Jean Jacques Rousseau che vi esorto a leggere, qualsiasi sua opera, senza fretta. È ovvio che sposo quasi totalmente il pensiero del grande ginivrino anche se i miei miti sono più attuali: Mazzolari, Rossetti, La Pira, Lazzati, Milani. Dalle citazioni risulta evidente che per me il pensiero politico deve diventare attualizzazione della propria fede, per me cristiana, ma valida quella di ognuno che, in buona fede, crede e lotta per i propri ideali. Certo il mio ideale di politico è un po’ fuori dagli schemi ma sull’onda del periodo post-pasquale vi dirò come dovrebbe essere il politico ideale, dovrebbe essere modellato sull’esempio del “Buon Pastore”. A quanti hanno sbandierato promesse, a quanti hanno detto di avere a cuore il nostro destino, a quanti hanno fatto sentire qualcuno importante perché, una tantum, gli hanno stretto la mano, a tutti, senza distinzione di stemma o di colore, molto provocatoriamente chiederei: «Se foste dei pastori, restereste tranquilli se una delle vostre pecore mancasse all’appello?». Credo di no, e avreste delle buone motivazioni. La pecora è priva di senso dell’orientamento. Il piccione viaggiatore una volta liberato ritorna sempre a casa: anche se avesse viaggiato in una scatola senza vedere il percorso seguito all’andata, riuscirà sempre a ritrovare la strada di casa. Ma la pecora si perde. La pecora, infatti, è miope, non vede oltre i 4 - 6 metri. Ecco perché se si perde non riesce più a ritornare. Ma la pecora sa di essersi smarrita e sente tutta la disperazione della sua condizione. Però non sa ritornare all’ovile. È necessario, quindi, che sia il pastore ad andare a cercarla. Nell’antico oriente, durante la bella stagione, quando si andava lontano in cerca dei pascoli migliori, spesso in alto, dove l’erba non era ancora bruciata dall’estate, il pastore dormiva con le sue pecore e si metteva all’ingresso dell’ovile, davanti alla porta: così le pecore non potevano uscire o un ladro o un animale feroce entrare, senza passare sul suo corpo. Il pastore amava le sue pecore. Una volta un pastore evangelico, un ministro di culto, visitò la Palestina e volle parlare con un pastore di pecore, cioè il proprietario di un gregge. “Quante ne hai?” gli chiese, “Non lo so - gli rispose quello - non so contare”. “Ma come fai a sapere se te ne manca qualcuna?” “Credi che non mi accorga che manca la faccia di una delle mie pecore?” Quel pastore amava le sue pecore, e come una madre riconosceva il volto di ognuna di loro, le conosceva una ad a una. Il buon pastore non pensa in termini statistici, ma pensa alla relazione, alla persona. Ad maiora! 100% Fitness Magazine 47