PERCHE’ IN SITUAZIONI PUBBLICHE
SI ESITA A INTERVENIRE
IN SOCCORSO DI UN ESTRANEO?
PERCHE’ PER PULIRE I DENTI
E’ NECESSARIO IL DENTRIFICIO?
E’ accertato che la disponibilità a prestare soccorso
in un evento tragico è minore quando vi sono più
persone ad assistere. La psicologia sociale descrive un
insieme di condizioni da cui dipende la decisione di
intervenire o meno in soccorso di qualcuno quando si
trova in presenza di altri. Un evento, infatti, può non
sembrare una vera emergenza perché la circostanza
che si stà osservando si può prestare a diverse
interpetrazioni.
Se si vede un uomo che cammina barcollando e cade,
nella maggior parte dei casi si guardano le altre persone
presenti per controllare come valutino la situazione.
Ciò fa si che ognuno esiti ad agire, dimostrandosi in
questo modo un modello di passività per gli altri.
Meglio in pochi. La presenza di più persone, che
hanno pari possibilità di attivarsi per fornire aiuto, porta
a una “dispersione” della responsabilità: se questa è
condivisa, è possibile che non ci si senta chiamati in
causa in prima persona e che si attenda che si ano gli
altri ad agire. Anzi, quando maggiore è il numero
delle persone che potrebbero intervenire tanto
meno è probabile che qualcuno lo faccia. E così la
cronaca è ricca di casi di omissione di soccorso anche
in circostanze di indubbio pericolo: furti, violenze,
incidenti che si consumano sotto gli occhi di testimoni
inerti.
Lavarsi i denti con l’acqua non basta, perché per rimuovere le
macchie sono necessarie le sostanze collose e abrasive contenute
nel dentifricio.
Una di queste è il solfato di sodio, che grazie all’azione sfregante
dello spazzolino, si attacca alle macchie per poi rimuoverle. Il
dentifricio contiene anche altre sostanze indispensabili per
l’igiene orale, per esempio gli agenti con proprietà antisettiche
che prevengono la carie, come il fluorato di sodio o lo zinco,
aromi come la menta per correggere l’alitosi e sostanze a effetto
benefico e protettivo come le vitamine e il calcio, spesso di origine
animale.
Per i vegetariani però esistono in commercio anche dentifrici che
contengono solo calcio vegetale, estratto dalla frutta.
PERCHE’ QUANDO CI SI IMMERGE
L’ACQUA NON ENTRA NELLE ORECCHIE?
In realtà nel corso di un’immersione, in apnea o con le bombole, l’acqua
penetra nell’orecchio ma solo fino alla membrana timpanica
(timpano), quel sottile tessuto che separa il condotto uditivo dall’orecchio
interno.
Quest’ultima parte può essere raggiunta dall’acqua solo se il timpano è
perforato e in tal caso, la lesione causa dolore, vertigini e otiti.
Compensazione. Per evitare lesioni della membrana timpanica è
fondamentale, nel corso dell’immersione, eseguire alcune semplici azioni,
come deglutire o soffiare nel naso, tenendo bocca e naso chiusi; sono le
tecniche di compensazione forzata dell’orecchio.
Così facendo si immette aria nella cassa del timpano e si produce una
forza, pari a quella esercitata dall’acqua sul timpano stesso, che riequilibra
la pressione all’interno dell’orecchio.
PERCHE’ STIAMO BENE NELLA VASCA A 39° MA NON
IN UNA STANZA ALLA STESSA TEMPERATURA?
Nonostante l’acqua nella vasca sia a 39°C, l’aria nel bagno è solitamente
più fredda, e questo permette al corpo di disperdere il calore in eccesso.
Perdita favorita anche dall’evaporazione dell’acqua della vasca.
Al contrario, quando l’aria in una stanza è a 39°C, il calore fluisce verso
il corpo (che di norma è a 37°C) anziché fuoriuscirne, e la temperatura
interna tende a risalire. La sensazione di stress suscitata dalla
necessità di smaltire il calore in eccesso stimola allora il cervello a
intraprendere azioni quali bere una bibita fresca o spostarsi in una
stanza più fredda.
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