XL, l'house organ di OPES anno 1, n°3, marzo 2019 | Page 19

mia vita all’equitazione, infatti, mi sono reso conto che, sia che si tratti di monta inglese, western o da lavoro, in realtà la sua forma corretta è una sola, cioè quella che si basa sull’assoluto rispetto dell’animale, sull’interpretazione del suo linguaggio, sulla necessità di creare un rapporto di equo rispetto tra cavallo e cavaliere. Purtroppo, molto spesso vedo persone che acquistano un cavallo come si acquista una moto e in tal senso lo utilizzano, così come si arriva ad esasperazioni sportive che alla fine poco hanno a che fare con la vera equitazione, ma piuttosto con la voglia di esibizione o di successo economico. Io penso che chi si avvicina all’equitazione debba per prima cosa imparare a relazionarsi con un altro essere vivente, neppure troppo diverso da noi. All’inizio soprattutto è importante riuscire ad entrare in sintonia con l’animale, giocare, accudirlo, scoprendone il carattere e le “azioni” attraverso cui comunica per instaurare un rapporto armonioso e quasi spirituale, che permetta di comprenderne stati d’animo e variazioni d’umore. L’incontro di due anime pure, infatti, crea una magica connessione che nessuna tecnica può dare. XL / Marzo 2019 “L’importante, all’inizio, è provare a fare le cose semplici, divertendosi e con il cuore!”. Franco “Tony” Trausi La cura per i nostri cavalli non si limita solo a fornirgli cibo, acqua, alloggio, cure mediche, esercizio e compagnia, ma include anche il tentativo di capire il loro modo di pensare, agire, emozionarsi, e vedere la vita dal loro punto di vista. La comunicazione comporta uno scambio di informazioni chiare e semplici, date con infinita pazienza, lasciando che vengano comprese gradualmente. Per fare questo però servono conoscenza, esperienza e, soprattutto, coerenza: l’obiettivo può essere raggiunto molto più facilmente se abbiamo a che fare con un cavallo sereno e in forma, fisicamente e psicologicamente. Usare malamente un “ferro” nella bocca del cavallo preclude molto spesso questa serenità. Non sono a priori contro l’uso dell’imboccatura in equitazione, ma contro un cattivo uso della stessa. Ecco, perché ho a cuore questo ambiziosissimo progetto e sto cercando di farlo conoscere, anche ai più scettici. A tal proposito ringrazio OPES per il supporto e la sensibilità dimostrati. Ho avuto tantissimo riscontro da privati, istruttori di vari metodi “naturali” e centri ippici di qualsiasi disciplina, a testimonianza che è un argomento sentito e che mancava nel mondo dell’equitazione di oggi. La mia missione quindi è quella di creare equilibrio tra cavallo e cavaliere, facendo in modo che ciascuno dei due conosca il linguaggio dell’altro e lo utilizzi per far nascere un rapporto sereno e paritario basato su tecniche di comunicazione non violente, non coercitive e nel pieno rispetto dello stato psico-fisico dell’animale, inteso come essere vivente. E il mio sogno è che diventi la regola generale per chiunque voglia avvicinarsi ad un cavallo. È giusto imparare a sussurrare ai cavalli ma è altrettanto giusto imparare a comprenderli quando loro sussurrano a noi”. 19