Creare opere d’arte con il vino e la feccia.
Una tecnica pittorica insolita. Anche
strana. Certo non tra quelle che vengono
insegnate nei corsi d’arte.
“Assomiglia
in
qualche
modo
all’acquerello,” dice Manuela Sisini Garcea,
una signora svizzera di Mendrisio, cittadina
situata nella punta più meridionale della
Svizzera, che penetra in profondità nel
Nord Italia.
“Ho iniziato a usare il vino e le fecce per
creare i miei quadri nel 2006,” ricorda.
Il suo primo lavoro è stato una serie di
dodici ritratti di vigneti nella sua regione.
“Dodici come i mesi in un anno, come
i segni dello zodiaco. Come gli Apostoli.
Dodici, perché questo numero mi ha
fatto sentire più vicino alla natura,” la sua
risposta.
“Io lavoro sempre all’esterno, sul
campo, per sentire il posto. Ho bisogno
di respirare l’aria, toccare il suolo ed i
vigneti, le uve quando in stagione, sentire
il tutto in profondità nella mia anima.”
Come tiene conto dei cambiamenti
nelle condizioni di luce e ombre
durante il giorno? “Cerco di fissare
un momento, un istante, quando luce e
ombre mi piacciono, e preparare i miei
colori per renderlo sulla tela. Poi, il mio
lavoro consiste nel realizzare l’immagine
di quel particolare momento.”
Qual è la differenza tra la tecnica
acquerello tradizionale, e la pittura
con vini e fecce? “Quando si utilizzano
gli acquerelli si deve essere molto attenti,
perché una volta sulla tela non si può
cambiare, i colori si asciugano e fissano
alla tela in una manciata di secondi. Con
il vino , questo processo è ancora più
veloce!” ci dice.
Ecco perché, prima di iniziare finalmente
un disegno, Manuela costruisce la sua
tavolozza personale: un modo per
aiutarla a comprendere come ogni vino
particolare o una feccia si svilupperà, i
colori e le sfumature, che vanno dal nero
al blu scuro e blu chiaro al rossastro,
verdastro, perfino giallastro.