Women in Art 278 Magazine February 2014 | Page 12

Creare opere d’arte con il vino e la feccia. Una tecnica pittorica insolita. Anche strana. Certo non tra quelle che vengono insegnate nei corsi d’arte. “Assomiglia in qualche modo all’acquerello,” dice Manuela Sisini Garcea, una signora svizzera di Mendrisio, cittadina situata nella punta più meridionale della Svizzera, che penetra in profondità nel Nord Italia. “Ho iniziato a usare il vino e le fecce per creare i miei quadri nel 2006,” ricorda. Il suo primo lavoro è stato una serie di dodici ritratti di vigneti nella sua regione. “Dodici come i mesi in un anno, come i segni dello zodiaco. Come gli Apostoli. Dodici, perché questo numero mi ha fatto sentire più vicino alla natura,” la sua risposta. “Io lavoro sempre all’esterno, sul campo, per sentire il posto. Ho bisogno di respirare l’aria, toccare il suolo ed i vigneti, le uve quando in stagione, sentire il tutto in profondità nella mia anima.” Come tiene conto dei cambiamenti nelle condizioni di luce e ombre durante il giorno? “Cerco di fissare un momento, un istante, quando luce e ombre mi piacciono, e preparare i miei colori per renderlo sulla tela. Poi, il mio lavoro consiste nel realizzare l’immagine di quel particolare momento.” Qual è la differenza tra la tecnica acquerello tradizionale, e la pittura con vini e fecce? “Quando si utilizzano gli acquerelli si deve essere molto attenti, perché una volta sulla tela non si può cambiare, i colori si asciugano e fissano alla tela in una manciata di secondi. Con il vino , questo processo è ancora più veloce!” ci dice. Ecco perché, prima di iniziare finalmente un disegno, Manuela costruisce la sua tavolozza personale: un modo per aiutarla a comprendere come ogni vino particolare o una feccia si svilupperà, i colori e le sfumature, che vanno dal nero al blu scuro e blu chiaro al rossastro, verdastro, perfino giallastro.