Accanto a queste si sono andate diffondendo anche nu-
merose cantine private, piccole ma di grande valore, che pro-
ducono vini di altissima qualità.
In tempi assai recenti, proprio i successi delle cantine,
piccole e grandi, hanno invogliato i vitivinicoltori ad au-
mentare sempre più la produzione, pur nella consapevolezza
che, per ottenere vino di qualità, è altresì necessario puntare
su basse rese per ogni ettaro coltivato. Così le tradizionali per-
gole sono state in parte sostituite da impianti a spalliera e a
Gujot che coprono ormai le colline di quasi tutta la provin-
cia. Trattasi, talvolta, di filari piccoli, bassi e ariosi, pochi
quintali per ettaro, coltivati perlopiù su pendii dove un tem-
po le viti non arrivavano e il terreno si presentava quasi sem-
pre incolto.
Col tempo si sono ottenuti vini eccellenti che spaziano
«dai bianchi secchi e severi ai fruttati molli e dolci, dai rossi
austeri e aggressivi ai passanti e grassi e stretti e nervosi e vi-
vidi» 1) .
Sempre negli ultimi decenni, nel Trentino-Alto Adige
come in molte altre regioni italiane, è iniziato un lungo e
minuzioso lavoro di recupero degli antichi vitigni che, con
l’introduzione sul territorio di nuove varietà, rischiavano di
essere eliminati dalla coltura; proprio come si è fatto, ad
esempio, col progetto “Vini dell’Angelo” attraverso il quale
sono state recuperate tutte le varietà di uve presenti e docu-
mentate in Trentino fino alla Prima Guerra Mondiale. Tutto
ciò ha permesso ai viticoltori di conservare il patrimonio ge-
netico delle viti stesse e di produrre vini con caratteristiche
organolettiche a volte differenti fra loro, ma sempre di altis-
simo pregio.
1)
Veronelli L., in “Atlante dei vini del Trentino”, di Giovannini A. - Tafner S.,
Firenze 1974, p. VII.
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