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Barbera e Cabernet Franc e per la zona pedecollinare: Merlot, Cabernet Franc e Barbera. Nelle “Osservazioni”, inoltre, riguardo ai vitigni bianchi si sottolineava l’importanza del Moscato Colli che, «data la particolare sua attitudine a fornire una qualità fuori classe si dovrà preferirlo ovunque il terreno e l’esposizione sono a lui favorevoli»… e si proseguiva col suggerire che nei nuovi im- pianti era opportuno coltivare «non solo uno ma diversi viti- gni bianchi assieme… eliminando caso per caso quello che l’ambiente non gli è propizio. Così la Pinella dovrà abbando- narsi nelle zone malamente esposte, poiché in queste va sog- getta a marcire, e contenere così la Serprina nelle località troppo aride dove la sua esuberanza di sviluppo verrebbe a nuocere la produzione e la qualità» 35) . Il successo sulla fillossera fu seguito dall’impianto di vigneti con qualità selezionate e spianò la strada all’affer- mazione dell’industria enologica nel Veneto e sugli stessi Colli. Tuttavia si deve anche ammettere che l’abbandono delle qualità tradizionali aveva ahimè provocato la perdita di un ingente patrimonio genetico. Ancora oggi è pertanto auspicabile che, laddove ciò sia possibile, persista il recu- pero dei vecchi vitigni sia per preservare la variabilità ge- netica della specie sia per qualificare al massimo la tipicità dei vini. Tuttavia, i cambiamenti più radicali per la viticoltura e l’enologia del Padovano si vedranno solo dopo la fine della Seconda Guerra, quando molti Comuni, considerati fino ad allora aree depresse, si trasformeranno in comprensori ad economia turistica e a specializzazione agricola: ciò segnerà sicuramente una tappa decisiva per lo sviluppo di una viti- coltura sempre più professionale e imprenditoriale. 35) Miotto G., Le uve, p. 39. 40