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I vitigni dei Colli Euganei nei secoli XV e XVI La viticoltura dei Colli Euganei, come del resto quella di quasi tutte le Regioni italiane, vanta tradizioni che, come già s’è detto, risalgono all’epoca romana. Ma è soprattutto dopo il Mille che la coltura del vino comincia a svilupparsi, apren- do gli orizzonti di un mondo che era stato per lungo tempo circoscritto entro confini angusti. Oltre che per il consumo alimentare e per quello liturgi- co (la vite, per i Cristiani, ha valore simbolico e sacrale), nel Medioevo il vino veniva utilizzato anche per le sue proprietà terapeutiche e per l’importante ruolo sociale, in quanto mo- tivo di evasione e di rilassamento delle tensioni. Stanchi del vino latino, ossia di quello prodotto dai viti- gni tradizionali, i contadini cominciarono a cercare altre va- rietà, quali il moscatello e la malvasia, la vernaccia e il vino greco, tutti importati da terre lontane. La predilezione per i vini nuovi e il relativo commercio andarono così prendendo sempre più piede anche sui Colli. Nel Cinquecento il bolognese Leandro Alberti (1479-1552) 9) , nell’esaltarne la bellezza, non mancava di sottolineare il fat- to che essi erano ricoperti da olivi, da alberi da frutto e da bei vigneti dai quali si ottenevano vini finissimi 10) . In quello stesso secolo il grande commediografo pado- vano Angelo Beolco, detto il Ruzzante (1496-1542) 11) , tesseva le 9) Frate domenicano, umanista, geografo, storico, inquisitore, filosofo, conoscitore dell’Italia ed esperto dell’Emilia-Romagna. La fama di Lean- dro Alberti resta legata alla sua “Descrittione di tutta Italia” che venne pubblicata per la prima volta a Bologna nel 1550. 10) Cfr. Alberti L., Descrittione di tutta Italia, Venezia 1561, p. 479. Ruzzante (o Ruzante) scrisse numerose farse e commedie in dialetto pa- dovano, a soggetto contadinesco e di semplice intreccio, che egli stesso 11) 17