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Vita enoica alla corte medicea Per secoli nella Firenze comunale prima e granducale poi, in occasione delle grandi feste e ricorrenze pubbliche, era usanza distribuire al popolo vini rossi e bianchi, in particola- re trebbiano. Del resto, vini vermigli e bianchi sono spesso presentati, in bicchieri e bottiglie o nei caratteristici fiaschi impagliati, negli affreschi dei più importanti pittori del Quat- trocento, da Paolo Uccello a Benozzo Gozzoli a Domenico Ghirlandaio. Ogni occasione era buona per cantare e brindare e le fe- ste perciò non mancavano, in particolare nei primi anni del governo di Lorenzo il Magnifico 37) . «In nessuna epoca, né pri- ma né dopo, se n’ebbero tante e tanto sfarzose, nel tripudio d’una bellezza di cui ormai Firenze era maestra nel mondo» 38) . Piuttosto cagionevole di salute, il duca non disdegnava il buon vino e quando, nel 1477, fu a Pisa per incontrare la marchesa di Ferrara, ricevette dalla madre Lucrezia ben 32 fia- schi di vino “greco” e di vino “di Poggibonsi” e “di Colle”, ch’erano allora ritenuti di qualità speciale. L’ideale dell’atmosfera che si respirava nel capoluogo to- scano sul finire del secolo XIV è riassunto nei quattro versi fa- mosi del famoso “Trionfo di Bacco ed Arianna” dello stesso Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico (Firenze 1449 - Careggi 1492), figlio di Piero e di Lucrezia Tornabuoni e nipote di Cosimo il Vecchio. Uomo politico, letterato e poeta, fu il più celebre personaggio della fa- miglia. Assieme al fratello Giuliano successe al padre nel governo della signoria di Firenze, di cui guidò con saggezza la politica e l’economia. Protesse letterati, poeti ed artisti; sotto di lui fu avviato il processo di rin- novamento politico, morale ed artistico che prese il nome di Umanesi- mo e di Rinascimento. 37) 38) Bargellini P., La splendida storia di Firenze, Firenze 1964, p. 121. 35