Vecchi vitigni e vini del Veronese
Quando si parla di varietà di vitigni e di vini medioeva-
li è necessario tener presente che, nella mentalità e nel gusto
del consumatore dell’epoca, la qualità del vino (e perciò
anche la distinzione tipologica dei vitigni) non era premi-
nente come al giorno d’oggi. La vitivinicoltura era, allora, un
fatto più quantitativo che qualitativo 26) .
Gli Statuti veronesi del 1276 facevano così una distin-
zione, dal punto di vista qualitativo (e perciò del prezzo di
mercato), molto semplice: si distingueva, infatti, il vino di
qualità inferiore, il vinum zosanum (“di giù”) delle zone meri-
dionali del Veronese (ossia della pianura) dal vino di collina
(o de monte), di miglior qualità e di maggior prezzo; mentre
gli Statuti di Baldaria presso Cologna Veneta 27) , del 1244,
proibivano di mescolare il vino de monte col vino de plano.
Questa distinzione, molto diffusa anche in altre zone del
Veneto, era considerata la più efficace per la formazione del
prezzo ed il pagamento dei dazi: con essa, inoltre, si identifi-
cavano, nel primo caso (de monte) i vini bianchi ed alcolici,
nel secondo caso (de plano) i vini rossi.
I tipi di vitigno che le fonti storiche del Medioevo ci pre-
sentano sono abbastanza numerosi. Agli inizi del Trecento, ad
esempio, lo studioso bolognese Piero De’ Crescenzi (1235-
1320), nel suo “Trattato dell’Agricoltura”, elenca una ventina
di varietà, dando precise indicazioni sulle esigenze colturali di
ciascuna, sulla qualità del vino che ne deriva ecc. Tuttavia,
Cfr. Maroso G. - Varanini G. M., (a cura di), Vite e vino nel Medioevo,
Verona 1984, p. 27.
26)
Comune situato nella pianura veronese, costituito dal capoluogo e
dalle località di Baldaria, Sabbion, Sant’Andrea, San Sebastiano e Spessa.
27)
29