Per avere, tuttavia, documentazioni attendibili sull’as-
setto dei vitigni lombardi, soprattutto di quelli coltivati nella
parte occidentale, bisogna aspettare il tardo Medioevo. Lo si
deduce dalle descrizioni dei possedimenti ecclesiastici, nei
quali vengono descritte le varie modalità di coltivazione delle
viti (a filare, a pergola ecc.). In questo periodo la vite viene
coltivata soprattutto attorno alle città, vicino ai conventi o
lungo il corso dei fiumi, dove la richiesta è più elevata ed
anche il trasporto è più agevole.
Verso il XIII secolo si può notare un certo incremento
del vigneto specializzato per la produzione di vino clarus e
gragnolatus. Quest’ultimo è citato anche da Piero De’ Cre-
scenzi 22) perché eccellente. Lo stesso autore, fra i vitigni della
Lombardia occidentale, citava anche la Grisa o Grisola, che
potrebbe corrispondere all’attuale “Barbera”.
In quel periodo mancano però quasi del tutto le cita-
zioni delle varietà e solo a cavallo tra il XIV e il XV secolo il
vino di qualità – una piccola parte rispetto al totale consu-
mato – comincia ad essere chiamato col nome proprio dei
vitigni.
La scoperta dell’America segna la fine del Medioevo e l’i-
nizio all’Età Moderna ed ha profonde ripercussioni sull’eco-
nomia agraria della nostra Penisola. Il diffondersi dei viaggi
marittimi alla scoperta di nuove terre apre nuovi orizzonti
anche alla civiltà del vino.
Nacque a Bologna nel 1235. Studiò legge e conseguì il titolo di Giu-
dice, ma fu anche uno studioso di medicina e di scienze naturali. Intor-
no al 1305 venne pubblicato per la prima volta il suo “Trattato di agri-
coltura”, scritto in latino e avente per titolo Ruralium Commodorum libri.
Di quest’opera, contenente tutto quanto riguarda la coltivazione dei
campi, compresa la descrizione di circa 40 vitigni coltivati nell’Italia set-
tentrionale, vennero poi fatte molte edizioni in volgare, tedesco, fran-
cese, inglese e polacco. Morì nel 1320.
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