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N. 8 - La radio
fallimento della propaganda tedesca, che invece gli Alleati avevano usato efficacemente. Era una sua idea fissa, quella della propaganda. La ricetta per rimediare alla sconfitta era convincere il popolo di poche e semplici idee. I media avrebbero diffuso messaggi su idee fondamentali come “libertà” e “vittoria”, facilmente comprensibili dalle masse e capaci di produrre una lealtà sincera verso Hitler. La riproduzione ossessiva del volto del Reich come guida strategica e invincibile generale avrebbe preparato il popolo alla guerra, usando uno slogan semplice: «un Popolo, un Impero, un Capo (Ein Volk, ein Reich, ein Führer)».
LA RADIO FU SCELTA come il mezzo più efficace per diffondere trasmissioni filonaziste e antisemite. L’instancabile Ministro Goebbels fece produrre appositamente il “ricevitore del popolo” (Volksempfänger), un apparecchio radiofonico a basso costo che ogni famiglia poteva acquistare. La sera a cena ogni famigliola ariana poteva ascoltare quello che il regime diceva a proposito di ebrei e della necessità di espandere il territorio per le necessità vitali della Nazione tedesca. La presentazione dell'apparecchio risale al 18 agosto 1933, quando il modello VE301 fu mostrato al pubblico durante l’esposizione Internazionale della Radio di Berlino (Internationale Funkausstellung Berlin). Il telaio della piccola radio era di bachelite e il prezzo era, appunto, popolare, di 76 marchi del Reich, ridotti a 65 per la versione a batteria. Un modello ancora più economico costava 35 Reichsmark ed era chiamato la Bocca di Goebbels. Questo modello è stato prodotto dalla Telefunken fino al 1950.
L’apparecchio era tecnicamente in grado di captare stazioni estere, anche quelle dei nemici Inglesi, tanto che dal 1939 il regime dovette varare una legge che prevedeva la detenzione in carcere per chi si mettesse in ascolto di radio Londra e Radio Mosca. Goebbels aveva fatto le pentole, ma non i coperchi. Fu proprio la radio a contribuire alla sconfitta prima morale e poi militare del regime nazista.
ECCO COME È ANDATA. Nel 1941, nella Jugoslavia occupata dai tedeschi, la stazione radiofonica militare tedesca nella Belgrado occupata trasmetteva notizie alle forze di aviazione e all’Afrika Korps di Erwin Rommel. Il direttore della Soldatensender Belgrad, il tenente Karl-Heinz Reintgen, avendo a disposizione pochi dischi a causa di un incendio del magazzino e per far piacere a un amico in Africa, mandava spesso in onda La canzone della sentinella (Lied eines Wachposten), che i soldati ribattezzarono subito Lili Marlene. La canzone raccontava il ricordo struggente di un soldato di guardia per l’amata rimasta in patria e per la casa dei propri affetti. Era una canzone d’amore e di nostalgia, che ovviamente Goebbels voleva censurare come antimilitarista e disfattista. Ma ai soldati tedeschi in Africa piaceva e il loro comandante Rommel si impose per sostenere il morale della truppa. Nel 1943, Marlene Dietrich registrò la sua versione in lingua tedesca, struggente nell’interpretazione, per tempo e tono di esecuzione, poi incise anche una versine in inglese. Lili Marlene divenne una canzone cantata dai soldati schierati su fronti nemici che comprendevano l’inutilità della guerra, fatta dai ricchi contro i poveri di tutte le parti. Il potente capo del Reichsministerium für Volksaufklarung und Propaganda e il suo Führer furono sconfitti dalla loro stessa proterva e miope stupidità.
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Copertina di un manuale di istruzioni per l'uso (Bedienungsanleitung) del modello Volksempfänger VE301 del 1935.
A SINISTRA
Joseph Goebbels, Ministro della Progapanda del Reich, ritratto nel settembre 1933 durante una riunione della Lega delle Nazioni a Ginevra. La fotografia, scattata dopo che Goebbels era stato informato che il fotografo era di origine ebraica, è passata alla storia come «Lo sguardo dell'odio».
Foto di Alfred Eisenstaedt.