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A JOSEPH GOEBBELS piaceva così tanto la radio che ne fece strumento di propaganda e indottrinamento nazista per le masse popolari tedesche. Lavorava per Adolf Hitler usando la radio come un’arma letale per intossicare le menti. Eppure la radio è una delle più fantastiche e utili invenzioni che la mente umana abbia potuto concepire e il suo uso può essere buono.
Il sistema per trasmettere dati e suoni via etere era stato studiato già nella metà del 1800, anche se chi sia il primo vero inventore è oggetto di grandi discussioni e fortissime controversie. La bisnonna mediatica della radio aveva però un altro nome: si chiamava semplicemente trasmissione senza fili. Non aveva cioè più bisogno dei fili del telegrafo, sostituiti da onde elettromagnetiche capaci di viaggiare nell’aria, sorvolano monti, attraversando oceani, come raggi invisibili. Quelle onde erano oggetti di studio per scienziati teorici e sperimentatori di laboratorio, come James Maxwell e Rudolf Hertz, o per gente come Nikola Tesla, Guglielmo Marconi e lo spagnolo Julio Cervera Baviera, scienziati orientati a trovare pratiche applicazioni alle proprie idee. Se cercate l’inventore della “radio” per come più o meno la conosciamo oggi, uno di questi ultimi tre fa al caso vostro.
Adolf Hitler, nel suo Mein Kampf, aveva scritto chiaramente che uno dei motivi della sconfitta nella Prima guerra mondiale fosse stato il fallimento della propaganda tedesca, che invece gli Alleati avevano usato efficacemente.
I DECENNI A CAVALLO tra il XIX e il XX secolo furono fertili di invenzioni stupefacenti che qualcuno usò per sconquassare la geopolitica mondiale con due guerre globali. La trasmissione di dati, di voce e di suoni, attraverso l’aria poteva essere interessante per tutti ma, come spesso succede, i militari compresero prima di altri l’uso che se ne poteva fare come strumento bellico. Qualche abile (e del tutto cinico) uomo politico intuì che la radio poteva essere impiegata come radar che guidava le navi contro i nemici, ma anche essere usata per controllare le masse, i loro pensieri, le opinioni
e orientare i comportamenti popolari controllando il tipo di notizie diffuse. Il capo politico di un partito si poteva trasformare nel Führer del suo popolo, trasmettere la propria parola e la propria voce nei modi e nei tempi che desiderava.
Nella Germania nazista la coppia formata da Adolf Hitler e Joseph Goebbels si impegnò a fondo per la costruzione di una grande macchina della propaganda di regime che usava la radio come mezzo primario di comunicazione. Hitler, dal 30 gennaio 1933 Cancelliere di Germania, oltre che capo del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei) ci metteva le idee; Goebbels era il solerte e fedele titolare del Ministero della Propaganda (Reichsministerium für Volksaufklarung und Propaganda) che diffondeva quelle idee tossiche. Con diligenza controllava l’intera rete dei media nazionali, instancabile e lungimirante inventore e produttore di pubblicazioni, poster, libri per l’infanzia e trasmissioni radio che diffondevano il messaggio del Führer e la sua immagine di guida invincibile dei nazione tedesca.
ADOLF HITLER, nel suo Mein Kampf, aveva scritto chiaramente che uno dei motivi della sconfitta nella Prima guerra mondiale fosse stato il fallimento della propaganda tedesca, che invece gli Alleati avevano usato efficacemente. Era una sua idea fissa, quella della propaganda. La ricetta per rimediare alla sconfitta era convincere il popolo di poche e semplici idee. I media avrebbero diffuso messaggi su idee fondamentali come “libertà” e “vittoria”, facilmente comprensibili dalle masse e capaci di produrre una lealtà sincera verso Hitler.
La riproduzione ossessiva del volto del Reich come guida strategica e invincibile generale avrebbe preparato il popolo alla guerra, usando uno slogan semplice: «un Popolo, un Impero, un Capo (Ein Volk, ein Reich, ein Führer).
di Gian Luigi Corinto
La radio del popolo di Joseph Goebbels