N. 3 - Keith Haring
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something special del progetto garage house Peech Boys; tra il 1983 e l’85 lavorò anche alle copertine di EP e LP di Malcom Mc Laren (che nel mentre si era cimentato nell’hip-hop con il collettivo The World’s Famous Supreme Team). Realizzò anche lavori per la superstar della disco Sylvester nel 1985, e altre per A Diamond Hidden in the Mouth of a Corpse compilation no wave del 1985, dove comparivano brani di Hüsker Dü, Sonic Youth, Cabaret Voltaire, Coil e Diamanda Galas. Anche David Bowie non si fece scappare l’hype dell’artista: nel 1983 fu proprio Haring a realizzare la copertina del singolo del cantante inglese, Without You, tratto dall’album Let’s Dance.
Oltre le copertine il nostro realizzò anche le locandine per il tour del 1986 dei Run DMC, flyer per il Paradise Garage e per alcuni festival jazz. Ma la collaborazione si verificò anche in senso inverso: non solo Haring stampò il suo marchio pop su copertine di dischi, ma si fece influenzare dalla musica stessa e dalle parole di alcuni gruppi hip-hop e rap. Il murale newyorkese Crack is Wack (il crack è terribile)
del 1986, realizzato illegalmente senza permessi al fine di sensibilizzare l’America sulla pericolosità di tale droga, porta con sé una frase che era il motto tra molti rapper afroamericani del periodo.
Tale esclamazione deriva dal singolo electro hip-hop dei Turning Point, Life is Fresh/Crack is Wack del 1986, e il cerchio si chiude con la copertina di BIPO (disegnata dall’artista nel 1987) che riprende la medesima grafica e titolo del murale. Ed è sempre nei murali che Haring omaggia la cultura hip-hop: il murale Don’t believe the hype del 1988 a East Houston Street a New York (ora non più visibile), prende il titolo dall’omonimo brano dei Public Enemy uscito nel 1988, fatto che dal Times all’epoca venne commentato come «il primo uso diretto di una canzone pop da parte di un artista».
La figura di Haring aveva raggiunto la massima popolarità mondiale.
Era il 1989 e l’artista venne chiamato a Pisa per realizzare il murale che porta il titolo di Tuttomondo. Durante le sessioni di lavoro ascoltava sempre musica come ormai faceva da anni (spesso ascoltava brani dei Public Enemy, come riportano alcuni testimoni), e ogni giorno il pubblico che sostava, fotografava e ballava era sempre più eterogeneo e coinvolto.
Scrive Haring nei suoi diari riguardo Pisa: «Ogni giorno sembrava di essere ad un block party», gli studenti d’arte e i B-Boys andavano spesso ad osservarlo mentre dipingeva, e l’artista la
sera li portava nell’hangar dell’Associazione
Deposito dove suonava musica house nell’isteria collettiva, come raccontano in molti vecchi fan che hanno vissuto il momento. Haring era diventato non solo un’icona giovanile trasversale tra musica e arte, ma si fece anche segno grafico pervasivo: a Pisa ad osservarlo vi erano anche dei punk del centro sociale Macchia Nera che avevano deciso di utilizzare alcuni dei suoi omini danzanti come cornice decorativa delle fanzine.