Tuttomondo e l'intolleranza
Tuttomondo non tratta di attualità, ma di temi culturali, con l’intento di dare una lettura un poco più attenta e profonda ai fatti del mondo. Tuttomondo sta a Pisa, messo al muro da un giovane Keith Haring e messo online da un gruppo di studiosi e intellettuali che hanno piacere di dire la propria su quello che avviene vicino e lontano dalla città (e dalla Toscana).
L’attualità entra in Tuttomondo come notizie sugli eventi culturali e artistici di cui si può dare conto convenientemente. Un’attualità di altro genere, con sfumature politiche e di confronto tra posizioni contrastanti, ci ha però molto interessati. A me come direttore della rivista e a tutti i componenti della redazione: sono giorni e mesi (anche anni) che il tema della tolleranza/intolleranza è su tutti i media. O meglio, non il tema, ma proprio il fatto. Girano opinioni vorticosamente intolleranti che si confrontano con idee di tolleranza, a volte, stentata, una volta si diceva pelosa. Soprattutto l’immigrazione muove sentimenti contrastanti. Soprattutto quella “clandestina”, perché quella “legale” interessa meno, non fa notizia. Eppure le persone, gli oggetti, le idee si sono sempre spostati nello spazio del mondo. In pace e in guerra, volontariamente e involontariamente, ma tant’è, la mobilità è un fatto consueto così come l’incontro tra culture diverse. Eppure spesso l'intolleranza prende il sopravvento anche in forme molto violente.
Questo numero di Tuttomondo Magazine è dedicato appunto (e senza temerità) al tema dell’intolleranza. Ma si è voluto trattare a modo nostro, nei molti e diversi aspetti di cui ciascuno di noi è competente, ma cercando di stare all’interno della missione che ci siamo dati: quella di trattare temi squisitamente culturali e con il metodo di serietà leggera dello scrivere. È ovvio che le nostre opinioni traspaiono nette. Ci mancherebbe. Ma è altrettanto ovvio che la nostra pretesa è quella di rivendicare il diritto e il dovere di trattare le cose dal punto di vista calmo del confronto culturale e del meticciamento delle idee. Ci piacerebbe, insomma, che ibrido (o hybrid, come si dice in televisione) non indicasse sono un modello nuovo di motore, sostituto dell’inquinante diesel, ma un modo di concepire il nostro più fertile futuro.