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Tuttomondo Magazine
Cultura, identità, potere, intolleranza:
un mosaico romano a El Djem
di Gian Luigi Corinto
Lo studio attento e ammirato di un mosaico romano posto nel pavimento di una casa a El Djem in Tunisia ci può aiutare a capire le eterne relazioni tra cultura, identità, potere e intolleranza.
All’inizio del terzo secolo D.C, le case dei ricchi nella cittadina del Nord Africa, che all’epoca si chiamava Tisdro, erano pavimentate con mosaici di rara bellezza. Uno di questi è la rappresentazione personificata dell’Africa e delle Stagioni, un altro mette in scena una serie di figure che rappresentano Roma e le sue province. Sei pannelli di forma esagonale contengono busti femminili e figure intere, disposte intorno a una settima, che rappresenta Roma come una donna seduta, armata, con in mano il globo dell’universo.
Le figure esterne del mosaico sono le province di Roma: l’Africa, con l’acconciatura a forma di elefante; l’Egitto, dai capelli ricci, con in mano il sistro del culto di Iside; la Sicilia, una donna cacciatrice e la trinacria che le orna la testa. Un busto posto in alto si ritiene rappresenti l’Asia, perché indossa un copricapo turrito, come erano turrite le città dell’Asia minore; altre figure sono di incerta interpretazione. La composizione rappresenta iconograficamente l’estensione geografica dell’Impero Romano e le molte diversità sociali e culturali riunite sotto il controllo centrale di Roma.
La bellezza dei mosaici delle case di Tisdro non è stata intaccata dal tempo. Il senso che se ne ricava ancora meno: cultura, identità e potere concorrono in diverso modo, con la personificazione delle figure femminili, la disposizione dei pannelli, e per la presenza in un’abitazione eretta in una provincia dell’Impero, alla costruzione di un significato complesso, ma abbastanza evidente. È possibile che una parte del senso originale si sia perduto e che l’occhio moderno ci intraveda significati in qualche modo esuberanti in questo mosaico. Ma il modo con cui Roma coniugava cultura, identità e potere può essere utile a capire anche molte cose delle società contemporanee
. Le diversità rispetto a oggi, sono diverse: a Roma la schiavitù era una istituzione su cui si basava l’economia, molti erano illetterati, e la comunicazione per immagini era fondamentale. Non è che questi fatti oggi non esistono; alcuni sono però illegali, restano sottotraccia nei sotterranei della società e non li possiamo considerare normali.
Il mosaico di El Djem ci serve per dire qualcosa a proposito della diffusione geografica della cultura romana, di un fatto che si può definire col termine di “romanizzazione”. Prima di tutto, però, occorre chiedersi che cosa si intende per cultura. È notoriamente difficile dare una definizione del termine, che ha molti significati; come si dice, è polisemico e ha significati diversi in ambiti differenti.
Per questo, si sceglie spesso di fare riferimento alla definizione semplice e operativa data da Stuat Hall nel 1997: le persone che appartengono a una determinata cultura condividono un insieme di idee e di esperienze; tale condivisione si esprime con il seguire pratiche comuni e l’accettazione della rappresentazione di identità reciprocamente diverse. Ma come ci aiuta il mosaico a capire di più sui rapporti tra culture diverse? Il costo elevato dei materiali e della messa in opera del pavimento domestico, i soggetti