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Tuttomondo Magazine
mancavano. Le piaceva il sabato solo perché viene prima della domenica che è per forza una delusione.
Con questa idea, lei quanti giovanetti ha infelicitato? E quante donne ha allontanato da sé? Lei, caro amico, ha mai valutato che sono insensati gli uomini che immaginano che l’Essere Supremo possa rallegrarsi dei dolori, delle pene, delle astinenze che loro gli offrono in sacrificio? Lei, lo sanno tutti, pensa che la Natura sia Matrigna… una donna cattiva.
Lei, con le donne, preferiva astenersi, che pretende?
GL: Comprendo che cosa mi vuol dire. E invidio i suoi natali da un padre attore e ballerino e una madre attrice di laguna… che, come dicono in molti, l’avrebbe generato non con il marito ma con un gran patrizio veneziano.
Il ballerino, insomma, sarebbe… una specie di prestanome.
GC: Me ne vanto, di questo! E il fatto di avere un padre nobile, anche se non ufficialmente, mi ha salvato diverse volte da manette e galere. Un privilegio.
GL: Difatti. La invidio Giacomo, per i suoi natali un po’ bastardi. Un padre nobile serve, ma avere anche una madre nobile, è troppo e a volte molto penoso.
Le ho voluto bene, è ovvio, ma mia madre, Adelaide dei Marchesi Antici, era una donna energica, molto, forse troppo, religiosa, perfino superstiziosa, per certi aspetti rituali.
La famiglia aveva da essere dignitosa, legata alle convenzioni sociali. Queste idee codine mi fecero soffrire... e molto.
Non ebbi l’affetto che chiedevo e che mi avrebbe fatto cambiare idea, forse, anche sul sabato e la domenica.
Forse.
GC: Non è stato saggio lei vedere la sua vita come noiosa e infelice. Io ho sempre pensato che un uomo veramente saggio non potrebbe mai essere completamente infelice. Un po’, magari, ma sempre... mi pare esagerato!
Anche con donne, mi creda, lei si aspettava troppo. Languire dietro una bella insensibile o capricciosa è da idioti.
La felicità non dev'essere né troppo comoda né troppo difficile. E cambiare amante di frequente non è né troppo comodo né troppo difficile.
GL: Anche se mi facessi convincere da un esperto come lei, è tardi ormai.
Sono… siamo morti. Del resto, mi dica Giacomo, lei è stato felice? o lo è più ora? qui dove entrambi ci troviamo?
GC: Ho toccato e posseduto molti corpi di donne, belle e brutte, alte e basse, qualcuna francamente inguardabile o inavvicinabile per l’odore che mandava, non proprio di violetta. Il sesso sa, mio caro Giacomo, hai i suoi odori ferini.
GL: Dice?
GC: Dico. Ma mi lasci dire di più. Essere qui mi ha fatto riflettere, su di me, su di lei. In fondo siamo simili, abbiamo provato gli stessi sentimenti, la stessa noia di vivere.
La mia smania di passare da un letto a un altro, dalle braccia di un’amante a quelle di un’altra, ora che ci penso, assomiglia alla sua preferenza del sabato, perché il giorno dopo, la domenica, sarrebbe migliore. Passata la festa, si trepida per un altro sabato e un’altra domenica, e così via, annoiati a morte.
GL: ...a morte ha detto? Qui, come siamo ora, morti, converrà con me che si comprende bene che cosa sia la noia che provano i vivi: è il desiderio della felicità, lasciato, per così dire, puro e che, in qualche modo, la noia sia il più sublime dei sentimenti umani. Ci si dovrebbe annoiare volentieri, insomma.
GC: Mi creda io mi sono annoiato molto in vita mia. E volentieri.
Ma caro, lo sa che le nostre passioni e i nostri scritti ci hanno reso immortali. Io mi accontenterei, ne abbiamo di tempo da passare insieme.
GL: Mi tocca darle ragione, Giacomo, qui abbiamo tutto il tempo di aspettare che domani succeda qualcosa.
GC: Allora siamo d’accordo su tutto, Giacomo.
La conversazione tra i due Giacomo, riportata fedelmente, è vera perché ascoltata da me, anche se mi resta il dubbio se sia avvenuta nel Limbo o in qualche altra parte dell’Aldilà.