Turismo all'aria aperta n.264 turismo-allaria-aperta-n-264 | Page 82

L’opinione di Beppe Tassone Le grandi vacanze, quelle at- tese tutto l’anno, sono ormai alle porte: luglio e agosto sono mesi dedicati allo svago, al riposo, alle uscite ed ai viaggi. Camper e veicoli ricreazionali “escon dal chiuso” e rendono visibile l’imponenza di un fe- nomeno, quello del turismo all’aria aperta, che è notevole nei numeri e nel fatturato. Un turismo dalle profonde ra- dici, con una storia che uni- sce, con un unico filo, i pionieri dei primi anni dello scorso secolo con la super tecnologia dei giorni nostri. Si tratta di un turismo che, in modo agile, ha saputo caval- care i fatti e la storia e rima- nere, in tutte le contingenze, attuale ed in grado di rispon- dere alle necessità delle per- sone, a volte anticipando mode che poi sono diventate del tutto evidenti negli anni 82 TURISMO all’aria aperta successivi. Tante volte i detrattori del plein air hanno ritenuto di “darlo per morto”, superato da una società che si definiva in “definitiva evoluzione”: un errore grossolano che proprio in questi mesi si può toccare con mano. Il camper, la caravan, la tenda hanno saputo conti- nuare a svolgere il proprio ruolo di elementi essenziali per un turismo sociale e fami- gliare in grado di rispondere alle esigenze di una società in evoluzione, ma anche alla ricerca di sensazioni reali e genuine. Così i piatti tradizionali, i dia- letti, le piccole realtà locali, diventano lo scenario attorno al quale ruota il turismo plein air, impreziosendo luoghi a volte ai margini dei grossi tour turistici, ma in grado di ri- spondere con puntualità alle esigenze di chi vuole coniu- gare conoscenza dei luoghi con ricerca della genuinità di un territorio vero e credibile. Le piccole località divengono così centrali in un turismo alla ricerca della genuinità dei luoghi, le piazze, le voci, i dialetti creano un linguaggio che accomuna una nazione intera re sa ricca da un patri- monio culturale e paesaggi- stico che non è pari a nessun altro. Vorrei questa si rivelasse come l’estate delle sagre e delle feste, soprattutto di quelle organizzate nei piccoli centri, così da saldare in modo sempre più forte il le- game tra il turismo di movi- mento e la cultura del territorio. L’occasione per vivere la ge- nuinità di una sagra di paese, per gustare un piatto ge- nuino, per sorseggiare un bicchiere di vino del posto. E’ questa la grande ricchezza del turismo all’aria aperta, la ragione che gli consente di superare i momenti di crisi e di rimanere sempre a galla. Si tratta della capacità di of- frire scenari veri e non me- diati, genuini ed appetibili, in una parola di mostrare la “re- altà vera” quella costituita da donne e uomini che ci arric- chiscono con il loro bagaglio culturale, con le loro tradi- zioni, con la capacità di tra- sformare un modo di interpretare il tempo libero in un fenomeno sociale figlio della nostra epoca ed in con- tinua trasformazione.