TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE #15 | Page 6

molto importante avere questa duplicità nella mia vita e nel disco: la Colombia, la natura ma anche la parte più elettronica che rappre- senta la mia casa, la mia parte più europea, la mia mamma. Per me si tratta di un disco importante perché mi sento molto cresciuta a livello personale di esperienza e di vita. A prescindere dalla musica, che poi il disco piaccia o meno. Scriverai mai in italiano? Probabilmente scriverò in italia- no: la lingua non dev’essere limite. Non dovrei dire: “Voglio scrivere soltanto in inglese”. Ho fatto que- sto pezzo in spagnolo (Azul, ndr) proprio perché volevo far emerge- re di più il tango. Vorrei che fos- se la comunicazione ad arrivare, piuttosto che il limite della lingua, che poi non è un limite perché la nostra è una lingua stupenda. Il giorno che scriverò in italiano sarò molto felice. Ma non la vivo come una pressione, cioè che devo iniziare a cantare in italiano per forza. E uno dei modelli potrebbe esse- re Calcutta... Stimo molto Calcutta, così come mi piace molto come scrive Co- lapesce, ci sono diversi artisti ita- liani che re- puto molto validi nella scrittura e che hanno creato uno stile e han- no dato vita a un proprio movimento. Hai dichia- 6 rato che se potessi scegliere qual- cuno con cui collaborare pense- resti a Robert Plant Sì! Oppure Paul McCartney... Ho iniziato mitizzando i Led Zep- pelin. Io non avevo particolari riferimenti, i miei genitori non sono mai stati appassionati di mu- sica tanto da inculcarmi qualco- sa. Però la mia vicina si casa, che era anche la mia baby sitter, che ascoltava i Led Zeppelin tutti i giorni, io avevo 11 anni e ho iniziato ad assorbirli. Poi già strimpellavo un po’ la chitarra e suonavo cose minori o anni Novanta, e volevo diventare Jimmy Page! Poi i miei ascol- ti sono cambiati tantissimo. Tanto che a volte mi chiedo: “Ma mi piace quello che fac- cio?” Ci sono cose che ti esco- no nonostante i tuoi ascolti siano diversi. Quindi non è più una questione di genere, ma piuttosto: sto raccontando qualcosa e a me viene fuori in questo modo qua. “Vestito” e produzione sono un’altra cosa. Ma io in definitiva non posso essere i Led Zeppelin, o qualche altro cantante che stimo e amo. Devo trovare quello che sono io. A volte combatti con i “mostri” interni, ti dici: “Questa canzone è troppo pop”, ma poi capisci che devi accettare che ci sia la canzone più pop, quella con più chitarra, con meno parole. Devi a ccettare te stesso e lavorare per migliorare. 7