TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE #15 | Page 30

a Costanza, una città tedesca che si sviluppa proprio attorno all’omonimo Lago. Costanza è una città davvero suggestiva con un’atmosfera spettrale ep- pure romantica, piena di leg- gende. Una mattina mi svegliai attorno alle cinque, un orario in cui si vedono ancora bene gli spettri, e in qualche minuto scrissi la canzone, direi di get- to, quasi in trance. Gli spettri a fine notte sono quelli meno addomesticabili, che ti riconoscono e ti chia- mano per nome, quelli da cui non si può fuggire e da cui non si vorrebbe tornare. Gli stessi spettri, però, sono anche quelli che permettono di scrivere can- zoni, storie, di dare forma a un sentire.Che idea hai della situa- zione attuale della musica in Ita- lia, ma più in generale dell’inte- ro ambiente culturale? In generale non credo che sia un periodo di grandissima rivolu- zione musicale, se ci pensi la no- vità della trap non è che un rap rallentato e con l’autotune, senza devo essere sincero la mia adole- scenza è fatta anche di tantissimo rap vecchia scuola Run-DMC, De La Soul, Arrested Development. Ora ascolto tanto Wilco e Jack White. È un’arte anche saper scegliere la musica con cui diventare grandi. “Lago di Costanza” è la canzone del tuo album a cui ho dedicato più tempo e attenzione. Ci rac- conti come è nata è quello che rappresenta? Durante lo Spaghetti Couchsur- fing Tour, ci annullarono una data e dovemmo fermarci due giorni 30 nulla togliere ad artisti straordi- nari quali Ghali, ma non vedo delle vere innovazioni di rottura. A me piacciono le sacche di resi- stenza, oppure le sperimentazioni pure, in generale cerco di sguaz- zare nei piccoli mondi sommersi. Per esempio la poetry-slam è un fenomeno che mi interessa mol- to, sia per l’aspetto aggregativo che per l’uso della parola. I raduni rock’n’roll mi piacciono sempre molto per l’atmosfera, credo che in Italia come anche in Europa, si stia un po’ col naso per aria cer- cando qualcosa di nuovo. Per chi vuole fare musica e vi- vere di arte che prospettive ci sono? Be’ ti risponderei come nel mio video di lancio di Carrozzeria Lacan “Intervista alla Televisio- ne spagnola” ma è un’intervista scritta, quindi articolerò. Credo ci voglia tanto lavoro e fantasia, tan- to lavoro sul territorio. Qualcuno ci ha convinti che con internet si può diventare famosi, ma io famo- si da YouTube ho visto diventare soltanto dei deficienti che si rove- sciano i bicchieri d’acqua in testa. Se vuoi fare musica devi suonar tutti i giorni e creare un bel rap- porto con il pubblico, da lì arriva la possibilità di poter fare questo lavoro per più di sei mesi. Ci consigli qualche brano da in- serire nella playlist, che magari ci aiuti anche a conoscere qual- cosa in più di te? Italiani quindi? Ultimamente sto amando molto Gemitaiz e Ghali, ma penso che uno dei dischi più belli italiani sia sicuramente quel- lo di Colapesce per linguaggio, intelligenza e scelte sonore. Non ti nascondo che l’idea di collaborare con un rapper mi entusiasmereb- be. Gemitaiz è una mia passione, forse inconfessabile su un ma- gazine come TRAKS. Ma ormai l’ho detto. E non solo: se capi- tasse una collaborazione tra An- drea e Davide sarei la prima a festeggiare, con un pezzo dram- maticamente e irrimediabilmen- te trap in sottofondo. Chiara Orsetti