TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 033 | Page 8

Una delle tracce che mi ha emo- zionata di più è Ti reggo al ballo le mani. Emozionante la storia, vibrante la musica. Ci racconti la storia di questo brano? Sono contento che ti sia arrivata. Per me è stata una prova di co- raggio, un piacevole schiaffo. Ti reggo al ballo le mani è il pezzo più vicino alle sonorità di Fabrizio De André, con una melodia che ri-corda Disamistade. Il protago- nista è un uomo solo in una stan- za d’attesa che immagina il suo perso-nale ballo con la mamma. Con questo ballo le chiede perdo- no per tutto il tempo in cui è stato assente. Parliamo di influenze: si ricono- sce l’influenza dei grandi cantau- tori, ma con aspetti molto lonta- ni dalle sonorità a cui ci hanno abituati. Quali sono i tuoi riferi- menti musicali? In Canzoni scritte sui muri inte- ragiscono tra loro lo stile italiano di autori quali Ivano Fossati, Fa- brizio De André, Paolo Conte, e dei grandi maestri come Leonard Cohen, Bob Dylan, Johnny Cash a cui si aggiungono le suggestioni degli ascolti più recenti come Bon Iver, Ra- diohead e Sufjan Stevens. La musica che ora sembra andare per la maggiore fun- ziona un po’ come un mordi e fuggi. Canzoni che impa- ri in fretta e che, altrettanto in fretta, finiscono nel di- menticatoio. La tua scelta di comporre un album come Canzoni scritte sui muri si contrappone, chiedendo espressamente pazienza e attenzione, è stato un gesto coraggioso o semplice neces- sità espressiva? Avendo ascoltato per anni molti dischi pensati come un concept e come un progetto unico, indipendente da ogni singola traccia che le com- poneva, mi viene naturale pensare a questo tipo di pro- gettualità. È stata una mia ne- cessità narrativa. Chiara Orsetti