TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 033 | Page 6

mi affascinano e in cui mi rispec- chio. Sei impegnato da anni in proget- ti umanitari e sociali. In questi mesi di blocco totale i problemi che incontreremo avranno con- notati diversi rispetto a quelli che abbiamo lasciato. Hai già in mente qualche nuovo progetto a cui dedicarti? Sì, vorrei realizzare nuove inizia- tive. Non credo, come ho letto da qualche parte che la pandemia ci renderà migliori di prima, ma spero che non venga meno il sen- so di solidarietà: come ha detto Papa Francesco, siamo tutti sulla stessa barca. Penso che dovremo ripartire ciascuno dal nostro pic- colo, e guardarci anche intorno, partendo ciascuno dal proprio quartiere. Sono diventato da poco padre e non nascondo che mi sento vicino alle problematiche dell’infanzia. Sei sulla scena musicale da trent’anni: com’è è cambiato il modo di fare musica nel corso della tua esperienza? C’è qual- che costante che porti con te fin dall’inizio della tua carriera? Se penso a come è cambiato il modo di fare musica non pos- so che pensare ai sistemi con cui si catturano le idee oggi. Quan- do ho iniziato a fare musica era il 1991 e i miei demo li costruivo con il multitraccia Yamaha MD4. Registravo tutti gli strumenti e poi condividevo le mie incisioni con gli altri della band. Oggi utilizzo il computer. Per lo più lavoro su Logic Pro X e Ableton per i pezzi con più elettronica. Negli ultimi dieci anni mi sono appassionato molto anche alla chitarra acustica oltre che a quella elettrica. Il devi- ce con cui si ascolta musica oggi per antonomasia è lo smartphone, molto diverso dai vinili con cui sono cresciuto, che imponevano all’ascoltatore un tempo di atten- zione maggiore, si ascoltava tutto l’album leggendo i testi, invece di saltellare da una playlist all’altra (di questo ho una certa nostalgia). La costante in questi anni è stata la scrittura; quando arriva la sera metto nero su bianco le mie sen- sazioni che poi nel tempo rima- neggio; da quegli appunti nasce- ranno i testi delle canzoni. 7