che farò in questo percorso d’arti-
gianato musicale. Non c’è dunque
connessione diretta tra i due, Zero
Portrait è cacofonico, è dissonan-
te, difficile da scrivere. Per cui mi
piace...
Nel tuo disco si viaggia senza di-
stinzione di genere, quasi da un
estremo all’altro. Come ti imma-
gini il tuo “ascoltatore medio”?
Se dovessi fare un’analisi che os-
serva i canoni stilistici della strut-
tura di ogni brano potrebbero in
effetti risultare fatti da mani diver-
se. Ma non è così, Pulp è come un
viaggio, con relativi vissuti, quello
che senza dubbio li accomuna, e
che ha un filo comune, per me che
li ho creati, è la ritmica e la per-
cussione, poco lineare. Li ho im-
maginati come colonne sonore di
un’unica opera che si può consu-
mare in un club in cui ogni traccia
diventa colonna sonora di quanto
succede tra le persone che sono
il centro di tutto, gli attori prin-
cipali senza dei quali tutto “sto
casino” non avrebbe senso. Il mio
ascoltatore medio credo quindi
che possa essere senza dubbio una
persona curiosa che segue un filo
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personale nella scoperta delle cose
che va aldilà del seminato, dove
ogni cosa non è al suo posto per-
ché ognuno può scegliere il posto
dove inserirla.
Vorrei sapere come nasce “Fau-
na” e la collaborazione con
Agronomist
Con Agro ci siamo conosciuti
anni fa a un evento legato al mon-
do del design e della grafica, met-
tevano i dischi due nostri amici.
Lui indossava il giubbotto del suo
gruppo Smania Uagliuns, grup-
po rap che io seguivo. In quella
circostanza non l’ho riconosciuto
per cui gli ho fatto i props sia per
il giubbotto che per i gusti musi-
cali. Insomma ci siamo conosciuti
casualmente. Entrambi fuori luo-
go dagli ambienti hype ci siamo
confrontati su molti aspetti, e ci
siamo trovati sulla stessa lunghez-
za d’onda oltre che sui contenuti,
sui modi che avevamo e abbiamo
di scegliere la musica che ci pia-
ce, le letture, le persone e le situa-
zioni in cui c’inseriamo. Alla fine
abbiamo sentito che quel modo
di leggere le cose doveva diven-
tare musica e abbiamo iniziato a
vederci praticamente quasi quo-
tidianamente da un capo all’al-
tro di Roma per provare a unire
le nostre competenze. L’idea di
Fauna è stata proposta da me, lui
è stato capace di coglierne l’es-
senza intenzionale, senza che io
gliela spiegassi ed è venuto quello
che sapete. Fauna è un brano che
esprime, e in un certo qual modo
è, il manifesto di Pulp e di quello
che entrambi cerchiamo di porta-
re avanti umanamente nelle nostre
professioni e nella musica, si parla
di quelle faune fuori da quella vi-
sione sovraesposta, ma dei margi-
ni di chi non ha modo o voglia di
esporsi ma ha un mondo da espri-
mere e il semplice fatto che i loro
mezzi non gli concedano voce
non rende la loro voce meno inte-
ressante. E noi siamo e stiamo con
loro. Attualmente siamo e saremo
in collaborazioni per altri progetti.
Tre nomi che ti piacciono par-
ticolarmente della musica con-
temporanea italiana di qualun-
que genere
Per contemporanei intendo che
ho ascoltato o che sono usciti con
qualcosa nelle ultime settimane.
Direi Agronomist/Smania Ua-
gliuns (e tutte le sue camaleonti-
che forme) forse l’artista rap che è
capace ad oggi di declinare le sue
intenzioni artistiche senza cadere
nella trappola di genere musicali.
Nasty Boy, storico produttore
house, che ha creato questo pro-
getto parallelo Future Jazz En-
semble, la prima forma, che io
conosca, di Jazz in Italia fatto con
strumenti elettronici che non sia
il classico crossover acerbo, bensì
un vero disco jazz in piena regola.
Infine il terzo nome è La Musica
del Sud Italia, da cui proviene se-
condo me il 70% della migliore
musica italiana contemporanea.
Per citare qualcuno, dalla scuola
pugliese, il duo Jok Troonz & K9,
e da Napoli, città-stato che ha un
mondo culturale vero, cito Yoda-
man, la Niňa e i Fuera.
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