TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 033 | Page 32

che farò in questo percorso d’arti- gianato musicale. Non c’è dunque connessione diretta tra i due, Zero Portrait è cacofonico, è dissonan- te, difficile da scrivere. Per cui mi piace... Nel tuo disco si viaggia senza di- stinzione di genere, quasi da un estremo all’altro. Come ti imma- gini il tuo “ascoltatore medio”? Se dovessi fare un’analisi che os- serva i canoni stilistici della strut- tura di ogni brano potrebbero in effetti risultare fatti da mani diver- se. Ma non è così, Pulp è come un viaggio, con relativi vissuti, quello che senza dubbio li accomuna, e che ha un filo comune, per me che li ho creati, è la ritmica e la per- cussione, poco lineare. Li ho im- maginati come colonne sonore di un’unica opera che si può consu- mare in un club in cui ogni traccia diventa colonna sonora di quanto succede tra le persone che sono il centro di tutto, gli attori prin- cipali senza dei quali tutto “sto casino” non avrebbe senso. Il mio ascoltatore medio credo quindi che possa essere senza dubbio una persona curiosa che segue un filo 32 personale nella scoperta delle cose che va aldilà del seminato, dove ogni cosa non è al suo posto per- ché ognuno può scegliere il posto dove inserirla. Vorrei sapere come nasce “Fau- na” e la collaborazione con Agronomist Con Agro ci siamo conosciuti anni fa a un evento legato al mon- do del design e della grafica, met- tevano i dischi due nostri amici. Lui indossava il giubbotto del suo gruppo Smania Uagliuns, grup- po rap che io seguivo. In quella circostanza non l’ho riconosciuto per cui gli ho fatto i props sia per il giubbotto che per i gusti musi- cali. Insomma ci siamo conosciuti casualmente. Entrambi fuori luo- go dagli ambienti hype ci siamo confrontati su molti aspetti, e ci siamo trovati sulla stessa lunghez- za d’onda oltre che sui contenuti, sui modi che avevamo e abbiamo di scegliere la musica che ci pia- ce, le letture, le persone e le situa- zioni in cui c’inseriamo. Alla fine abbiamo sentito che quel modo di leggere le cose doveva diven- tare musica e abbiamo iniziato a vederci praticamente quasi quo- tidianamente da un capo all’al- tro di Roma per provare a unire le nostre competenze. L’idea di Fauna è stata proposta da me, lui è stato capace di coglierne l’es- senza intenzionale, senza che io gliela spiegassi ed è venuto quello che sapete. Fauna è un brano che esprime, e in un certo qual modo è, il manifesto di Pulp e di quello che entrambi cerchiamo di porta- re avanti umanamente nelle nostre professioni e nella musica, si parla di quelle faune fuori da quella vi- sione sovraesposta, ma dei margi- ni di chi non ha modo o voglia di esporsi ma ha un mondo da espri- mere e il semplice fatto che i loro mezzi non gli concedano voce non rende la loro voce meno inte- ressante. E noi siamo e stiamo con loro. Attualmente siamo e saremo in collaborazioni per altri progetti. Tre nomi che ti piacciono par- ticolarmente della musica con- temporanea italiana di qualun- que genere Per contemporanei intendo che ho ascoltato o che sono usciti con qualcosa nelle ultime settimane. Direi Agronomist/Smania Ua- gliuns (e tutte le sue camaleonti- che forme) forse l’artista rap che è capace ad oggi di declinare le sue intenzioni artistiche senza cadere nella trappola di genere musicali. Nasty Boy, storico produttore house, che ha creato questo pro- getto parallelo Future Jazz En- semble, la prima forma, che io conosca, di Jazz in Italia fatto con strumenti elettronici che non sia il classico crossover acerbo, bensì un vero disco jazz in piena regola. Infine il terzo nome è La Musica del Sud Italia, da cui proviene se- condo me il 70% della migliore musica italiana contemporanea. Per citare qualcuno, dalla scuola pugliese, il duo Jok Troonz & K9, e da Napoli, città-stato che ha un mondo culturale vero, cito Yoda- man, la Niňa e i Fuera. 33