forte. Ci sono dei rischi all’oriz-
zonte?
DETTORI: Sì è una nicchia molto
solida, e gode di stima in tutto il
mondo e questo è una ricchezza
che va sostenuta. Però il decadi-
mento della cultura è un grande
tecniche provenienti dalla tradi-
zione e dalla contemporaneità.
Al contrario di altre tradizioni
regionali, a uno sguardo total-
mente esterno mi sembra che
la musica sarda goda ancora di
estimatori e sia ancora piuttosto
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campanello d’allarme che sta an-
cora suonando e ci ha resi assue-
fatti a quel disturbo sonoro tipico
dell’allarme. Le tecnologie e le
proiezioni continue di felicità fit-
tizie hanno soppiantato la bellezza
dell’arte e della cultura, uccidendo
anche la nostra identità.
MORETTI: Il mio approccio da
continentale adottato dall’isola è
proprio quello di un estimatore.
Oltre al fascino dalla musica che
nasce in questa terra, mi colpisce
quanta cultura e con quanta forza
e identità si esprime… I suoi riti
arcaici, la musicalità della sua lin-
gua e tanto altro.
Come si vive l’isolamento dovu-
to al virus in una terra che l’iso-
lamento lo conosce già piuttosto
bene?
DETTORI: Per alcuni, come me,
non e’ cambiato molto, devo es-
sere sincero. Immagino però la
sofferenza grande che c’è ovunque
si guardi. Speriamo finisca presto.
Soltanto questo…
MORETTI: L’anno scorso sono
uscito con un lavoro solista dal
titolo “IsolaMenti” che oggi mi
sembra quasi profetico. Era frut-
to di un percorso personale in cui
c’era l’isola come metafora. Non
un luogo di esilio ma un luogo di
contemplazione verso il tutto. Ora
il mio augurio è che questo sia un
periodo di contemplazione, di sot-
trazione per arrivare all’essenza e
da li ripartire verso una nuova di-
rezione.
Quali saranno i prossimi proget-
ti?
DETTORI: Guarire… risanare la
mente e lo spirito… sognare…
amare e continuare a farlo con
una determinazione d’acciaio. E se
fosse ancora possibile vorrei suo-
nare e cantare nei concerti, pic-
coli e grandi, con il pubblico che
si diverte… e noi, a nostra volta,
che andiamo ai concerti di amici e
colleghi, una festa di rinascita glo-
bale… vivere!
MORETTI: Tornare a suonare dal
vivo, incontrare la gente, viaggiare
e condividere i nostri progetti. Il
musicista è nato per suonare dal
vivo, in quella magia dell’incon-
tro con il pubblico che ogni sera si
rinnova. Il nostro mestiere vive di
questo. Tutto il resto è “industria”,
è un fattore marginale.
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