menche, la chitarra segue un’idea
di Bossanova, delle percussioni
che strizzano l’occhio all’Africa…
mettiamo dentro tante cose sen-
za dimenticare le nostre radici, il
nostro essere italiani. La melodia
della nostra musica popolare.
Avremo modo di vederti suonare
dal vivo? Cosa bolle in pentola?
Assolutamente si! È tanto che sia-
mo chiusi in studio a sperimen-
tare e abbiamo un grandissimo
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desiderio di live, non vediamo l’ora
di condividere. Ho proprio voglia
di guardare negli occhi le perso-
ne, non solo di immaginare che
ci ascoltano attraverso un telefo-
nino o alla radio. Voglio stabilire
un contatto con le persone, fare in
modo che la musica fluisca diretta
alle loro orecchie. Condividere è la
parola chiave della nostra società,
inteso come stare insieme. Fare
gruppo e spalleggiarsi è l’unica
strada percorribile per tutti gli arti-
sti e soprattutto per noi donne che,
storicamente, siamo sempre state
un po’ conflittuali tra noi. Negli ul-
timi anni ci sono realtà meraviglio-
se, anche di scrittura, dove le don-
ne si mettono insieme e fanno cose
straordinarie. Mi viene in mente la
Murgia con I suoi podcast, le scrit-
trici come Antonella Lattanzi, han-
no fatto cose stupende… Penso sia
la strada da percorrere. Io vorrei
percorrerla.
Il primo appuntamento sarà a
Milano il 17 marzo, per la rasse-
gna Because the Night. Cosa puoi
raccontarci?
La serata fa parte di una rassegna
di Marian Trapassi, dedicata al
cantautorato femminile, e ci esi-
biremo con altre cantautrici. Ho
assistito a una delle serate e devo
dire che è stata un’esperienza stu-
penda, un grande momento di
musica, di condivisione di “sorel-
lanza”. Cominceremo a far sentire
il nostro progetto dove porteremo
Dinosauri e alcuni brani inediti
che faranno parte dell’album.
Che cosa ha rappresentato per te
essere arrivata in finale al Pre-
mio Bianca D’Aponte?
Per me ha segnato l’inizio del
viaggio. Speravo moltissimo di
arrivare in semifinale, soprattutto
quest’anno in cui c’era Tosca come
madrina. Sono molto legata al suo
percorso, mi piace molto come
artista, e per me era importante
poter esserci con lei. Quando Ga-
etano mi ha comunicato di essere
tra le 10 finaliste è stato un sogno
che si è realizzato. Quando sono
arrivata là il sogno si è triplicato.
Credo sia impossibile compren-
dere la bellezza del Bianca D’A-
ponte finché tu non sei lì. Prima
di tutto perché è l’unico premio
dedicato alle donne in Italia, ma è
un premio completamente diverso
da tutti gli altri perché è davve-
ro un atto d’amore. La capacità di
trasformare una cosa così brutta,
come la perdita di una figlia, in
una possibilità per le altre cantau-
trici per me è una cosa davvero
eccezionale. Sono grata a Gaetano,
a Giovanna e a Gennaro e tutte
le cantautrici che hanno parteci-
pato al premio con me. Abbiamo
una chat su Whatsapp da otto-
bre e non abbiamo intenzione di
chiuderla per nessuna ragione!
Possiamo continuare a fare cose
insieme: con due di loro stiamo
vivendo l’esperienza sanremese.
Consiglio a tutte le cantautrici di
passare dal Bianca D’Aponte.
Quale canzone di Sanremo avre-
sti voluto scrivere? Anche una
che non è arrivata in vetta alla
classifica…
La canzone che avrei voluto scri-
vere… be’, Amore di Plastica di
Carmen Consoli. Credo sia la
donna più rivoluzionaria, è capace
di mescolare dolcezza ed eleganza
con parole così forti e violente con
una dirompenza ammirevole. Non
credo ci sia nessuno equiparabile.
(Chiara Orsetti)
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