vallare corrispondente a una terza
minore discendente, indice di una
sottile linea di amarezza nascosta
e che va controcorrente…
Meduse in copertina e un titolo
“colorato”, benché i tuoi suoni si-
ano rock: quali sono state le pre-
messe del tuo disco, Blu?
La copertina rappresenta una
sorta di iperuranio, dove le idee,
come meduse, nuotano libere ed
eleganti nel profondo blu. Questa
immagine va contro gli stereotipi
della musica rock, perché la mia
voce non è rock, non vuole esser-
lo e, se ci intendiamo, non ho mai
avuto voglia di strapparmi i pan-
taloni per doverlo essere a tutti i
costi…
Chi ti piace dei tuoi colleghi ita-
liani di oggi?
Sovraincidere tante chitarre era
un’usanza tipica della musica
rock e alternativa degli anni ’90.
La mia adolescenza è stata pro-
prio in quegli anni che furono, a
mio avviso, quelli della genuinità
creativa. L’album elogia un ritor-
no a quell’epoca. Mi piacciono gli
Ex-Otago, ho sentito una bellissi-
ma canzone di Brunori ma non ho
voglia di sbilanciarmi troppo in
merito al mainstream attuale per-
ché quello che sento oggi per me
non è bello come lo era prima.
Hai collaborato con personaggi
importanti della scena italiana.
Quali le migliori esperienze?
L’esperienza più intensa è sta-
ta presso lo studio Metropolis di
Milano di Lucio Fabbri. Ho avuto
l’opportunità di lavorare come as-
sistente fonico durante le registra-
zioni audio per il dvd del live in
Tokyo del 2002 della PFM. Nello
stesso studio ho conosciuto Dol-
cenera, con la quale ho avuto suc-
cessivamente l’opportunità di fare
qualche live.
Quali i tuoi prossimi progetti?
La musica è prima di tutto suo-
nata dal vivo. Sto preparando una
band per presentare il mio album
Blu suonando dal vivo, sia in elet-
trico che in acustico. Suono la bat-
teria in una cover band blues che
si chiama “The Ramblers”. E giu-
sto per non farmi mancare nulla,
ho anche iniziato a curare con de-
dizione delle playlist di Spotify, tra
cui la mia “Emergenti Italia 2020”
che consiglio a tutti di ascoltare!
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