non utilizzare questa libertà e far
sì che una canzone possa essere
tridimensionale, che puoi girarla e
ha una faccia diversa secondo chi
la guarda, chi la ascolta. Stiamo
approfittando dell’assenza di punti
di riferimento, che è sicuramente
drammatica sotto alcuni aspetti,
ma difficilmente sarebbe potuto
venir fuori un progetto monoliti-
co, uniforme. O forse sono io che
non sono in grado di farlo! Una
ragazza che ha ascoltato Penna Bic
era convinta che il brano parlasse
di bullismo. E mi ha stupito che
la canzone abbia aperto porte che
neanche io immaginavo nel mo-
mento in cui l’ho scritta. Diventa
pretenzioso andare in una sola
direzione, si rischia di diventare
pedagogici: io non voglio insegna-
re niente a nessuno. Si può parti-
re da una storia personale, da un
fatto di cronaca, quando si scrive
una canzone: ma poi si deve pas-
sare attraverso il filtro dell’auto-
critica, farsi mediatori tra ciò che
hai vissuto e quello che diventerà
14
ni ti piacerebbe aver scritto tra
quelle che sono state presentate
sul Palco dell’Ariston?
Sicuramente Almeno tu nell’Uni-
verso, è la prima che mi viene in
mente. Anche se trovo straordi-
naria Mi sono innamorato di te
di Luigi Tenco. Mi sono innamo-
rato di te perché non avevo niente
da fare è quel tipo di verità e di
semplicità che raggiungi solo col
tempo. È riuscito a essere spietata-
mente sincero, non ambasciatore
della verità pornografica morbo-
sa di conosce i fatti e i dettagli di
cui non te ne frega niente. Piccole
verità imbarazzanti che apparten-
gono a tutti e di cui ci vergognia-
mo. Dai, come si fa a iniziare una
canzone abbassandosi così le mu-
tande… non avevo niente da fare.
Il bisogno di comunicare di quel
periodo cantautorale per i nostri
tempi è difficile. È come se ci fos-
simo arresi, come se fosse impos-
sibile cambiare le cose e quindi
perché sprecare tempo per descri-
verle. Ci sono sprazzi di speranza,
qualcuno prova a tirare fuori le
unghie e a smettere di lamentarsi.
È un momento drammaticamen-
una volta che ti è passato attraver-
so mescolandosi agli accordi, alle
melodie, ai suoni.
Anima complessa, dicevamo, ma
anche giramondo: sei siciliana
ma hai vissuto in Puglia, a Ge-
nova, a Roma, a Napoli. Dove è
nata la tua ispirazione musicale?
Ero a Genova quando ho scritto le
mie prime canzoni. È nata lì l’ispi-
razione. Penso sia una delle città
più tristi ma nello stesso tempo
più ricche in termini di input sen-
soriali. È piena odori: abitavo nei
vicoli, nella foresteria del teatro
in cui lavoravo, e appena ci arrivi
Genova si aggancia immediata-
mente con il tuo io malinconico.
C’è tutta la parte metallica, i con-
tainer, il porto, e poi i vicoletti. È
una città che ti “splitta”. L’ha detto
Bindi, l’ha detto Tenco… Penso
che non sia un caso. Ho parteci-
pato al concorso Genova per voi
quasi per caso, tramite il teatro.
Mi sono approcciata ingenuamen-
te alla composizione dei tre brani
in italiano necessari a partecipare.
Ho seguito un flusso emotivo con-
tinuo.
Siamo a Sanremo. Quali canzo-
15