voglio e quando
voglio, senza stare
appresso a calcoli o
strategie.
“IndieJesto” è, per
tua stessa ammis-
sione, “il tuo pri-
mo disco
d’amore”. Perché
ora?
Quello che scrivo
rispecchia quello
che vivo, da sem-
pre. Durante la fase compositiva
di “IndieJesto” il focus della mia
vita è stato il rapporto con il mon-
do femminile, visto in una nuova
chiave rispetto al passato. Nei miei
lavori precedenti il tema “amore”
è sempre stato affrontato in modo
negativo, paranoico e tormenta-
to, perché lo vivevo in quel modo.
Questa volta invece è stata la chia-
ve positiva. Poi dopo aver affron-
tato il sociale, anche se in maniera
ironica, nel disco precedente, ave-
vo bisogno di scrivere canzoni più
spensierate, ma non per questo
meno profonde. Mi muovo sem-
pre sulla sottile soglia tra ironia
e malinconia, e anche in questo
bloccate in un limbo da cui aspet-
tano di uscire, per andare a “vi-
vere” nel mondo. Quando passa
troppo tempo tra la fine delle regi-
strazioni e l’uscita di una canzone,
comincio a non stare bene, sento
come se il flusso fosse ostruito.
È come se dovessero respirare, e
l’unico modo è regalarle al mon-
do. C’è uno scambio energetico in
questo. Poi la scelta di uscire a Na-
tale è stata spontanea, quasi irra-
zionale. Sentivo di essere pronto a
far uscire questo disco, l’ho deciso
un paio di settimane prima, sen-
za nessun tipo di strategia. Pro-
prio per questo modo in cui sono,
l’indipendenza è l’unica modalità
possibile per me. Devo fare come
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di lavorare senza case discografi-
che alle spalle, di esser manager di
me stesso. Attualmente questa è la
dimensione con cui mi sento più a
mio agio, e che mi permette di an-
dare d’accordo con l’ispirazione.
Mi piace l’Indie italiano, mi ha in-
fluenzato nelle sonorità e confron-
tarmi con un nuovo stile di scrit-
tura mi ha stimolato molto, dopo
innumerevoli progetti rap. Mi
piace la freschezza della scrittura e
l’originalità nelle melodie, non mi
piace quando diventa monotono
o già sentito, come se ci fosse una
formula prestabilita.
Quali saranno le tue evoluzioni
future?
Considero l’arte imprevedibile,
deve essere così altrimenti non
pulsa. Come dicevo prima, è l’ispi-
razione a guidare tutto. Ho sem-
pre spiazzato a ogni uscita, non ho
mai fatto un disco uguale all’altro.
Potrei spoilerarti che sono già al
lavoro su nuove cose, ma non lo
farò! Sto anche lavorando al mio
primo fumetto, scritto e disegnato
da me! Si chiama BLCKT! (www.
instagram.com/_blackout_2020) e
il primo volume uscirà nel 2020.
disco ho mantenuto questa mia
caratteristica. Penso sia l’eredità di
mio padre, questa poetica sempre
in bilico tra risata e pianto.
Il riferimento alle sonorità “in-
die” è evidente. Che cosa ti piace
e che cosa non ti piace di quello
che è definito indie oggi?
Guarda, di base penso che defi-
nire qualcosa “indie” sia di per
sé un controsenso. Chiamare In-
dieJesto il disco serve per definire
il genere che sono andato a creare
con il disco. Penso di essere sem-
pre originale e di non poter esse-
re catalogato in un filone o in un
singolo genere musicale. Anche
perché nel disco ogni canzone è
diversa dall’altra, non credo che
sia inquadrabile in un solo genere.
Ho sempre detto che il mio genere
musicale si chiamava “è Jesto” e in
questo disco si chiama IndieJesto.
Detto questo, c’è da dire che in un
certo modo intendo indie in un
senso più Uk, ci sono pezzi come
Stupido o Vegani Domani che han-
no influenze Alterantive Rock.
Con il titolo mi riferisco anche al
fatto di essere assolutamente indi-
pendente, al di fuori del circuito,
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