quasi messo una pietra sopra. Leo
e Giorgio in quel periodo, non
trovando batterista, stavano ven-
dendo la loro strumentazione per
passare a qualcosa di più comodo
di un ampli da 30 chili e ingom-
brante come un frigorifero per
darsi alla musica da cameretta. Ci
siamo sentiti al telefono con Leo e
già dalla telefonata è partito qual-
cosa. Non abbiamo perso tempo
e siamo andati in sala il giorno
dopo; abbiamo iniziato a jammare
e da lì non ci siamo più fermati.
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Su quali
presuppo-
sti è nato
questo di-
sco senza
titolo, tutto
strumenta-
le e dai suo-
ni piuttosto
marmorei?
Leonardo:
Personal-
mente non
lo definirei
un disco
marmo-
reo. Credo
ci siano di
sicuro del-
le parti più
sature ma,
quasi nella
stessa mi-
sura, anche
momenti
più morbidi o addirittura sospesi.
Cronologicamente parlando, fo-
tografa il periodo nel quale ci sia-
mo conosciuti e, di conseguenza,
traccia un po’ tutte le sfaccettature
che, più o meno inconsciamente,
abbiamo deciso di sondare in quel
momento preciso.
Giorgio: Le sonorità di questo di-
sco rappresentano bene i nostri
gusti , ma niente esclude che po-
trebbero variare molto nei lavori
futuri.
Qual è il vostro metodo di lavo-
ro? Più jam o più scrittura prima
di decidere la direzione dei bra-
ni?
Giorgio: I brani li strutturiamo in
modi diversi, alcune volte nasco-
no da parti singole proposte da
uno di noi. Altre invece sono pic-
coli estratti di lunghe improvvisa-
zioni che scegliamo e rielaboria-
mo, spesso decontestualizzandole
totalmente dall’idea “originale”.
Tre nomi di artisti italiani con-
temporanei che vi piacciono?
Andrea: Mai Mai Mai
Giorgio: Iosonouncane
Leonardo: Blak Saagan
Che cosa ci dobbiamo aspettare
dai Nairobi per il 2020?
Leonardo: Per quest’anno abbia-
mo in programma intanto dei live
in Italia per promuovere il disco.
Nel frattempo stiamo lavorando al
nostro secondo lavoro.
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