stati i più importanti per la nostra
crescita artistica e nostri punti di
riferimento. In questi 19 anni ab-
biamo suonato in giro per tutta
l’Italia e partecipato a vari festival
internazionali in Ungheria, Irlan-
da, Olanda, Macedonia ecc.... in-
somma il leitmotiv di questi anni
è stato macinare chilometri.
Da quali spunti nasce “Vento di
protesta”?
Vento di protesta, il nostro ultimo
singolo è l’estremo saluto a un no-
stro caro amico scomparso recen-
temente. Un amico e un esempio
per noi di umiltà, fratellanza e
condivisione. L’emblema del fatto
che si può essere rivoluzionari an-
che senza fucile ma con il proprio
stile di vita, indicando una via al-
ternativa a quelle che oggi sono le
più battute.
Oggi si protesta molto più sui
commenti di Facebook che in
piazza, ma qualche piccolo se-
gnale di ritorno all’antico in que-
sto senso c’è. Siete più speranzosi
o delusi?
Quella via social è una protesta
farlocca perché evita una cosa
fondamentale, il confronto di-
retto e il guardarsi in faccia. Il
mondo ormai è pieno di leoni da
tastiera e purtroppo c’è chi stru-
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Quali saranno i vostri prossimi
progetti?
Per il futuro stiamo lavorando a
un disco nuovo anticipato dall’u-
scita del singolo “Vento di pro-
testa” e continuiamo a macina-
re chilometri per i concerti così
come abbiamo sempre fatto.
mentalizza questo sistema. A noi
piace ancora il contatto con la
gente.
Che spazio ha oggi la musica
folk tradizionale? E quale do-
vrebbe avere?
La musica oggi appare come un
universo frammentato e fram-
mentario, c’è di tutto ma devi an-
darlo a cercare. Il folk tradizionale
è parte di questo macrocosmo e
occupa lo spazio che merita di
occupare cioé una nicchia picco-
lissima, ma preziosa, difficile da
scoprire.
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