LUFRAMILIA
Davide Bolignano inaugura il proprio progetto con “L’Eremita Postmo-
derno”, un singolo curioso e interessante che prelude a un album dai co-
lori “sfumati”
Ci racconti chi è “L’eremita post-
moderno”? E in che rapporti è
con te?
È un personaggio che è scivolato
fuori dalla mia mente, dal mio in-
conscio. Mi sembra di aver inizia-
to a scrivere il testo ancora prima
di decidere questo titolo e plasma-
re questo personaggio. Quindi le
parole sono state veicolo. L’Ere-
mita Postmoderno è una qualsiasi
persona che si possa essere senti-
ta, anche soltanto per un attimo,
“sola” in mezzo al caos artificiale,
è bloccata nel suo limbo, nel suo
utero, ma vorrebbe nascere e libe-
rare se stesso, fare la sua rivolu-
zione all’interno della realtà. È un
tentativo, è una porta semi aperta.
Il rapporto che ha con me, è sicu-
ramente qualcosa di in parte auto-
biografico, è una proiezione delle
mie sensazioni, è un dialogo anco-
ra aperto tra me, le mie sperenze e
le mie parti oscure.
Ho letto che la canzone è nata in
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la neanche a scuola ahah! Sono un
caos di disordine, partendo da-
gli spazi in cui vivo sino alle mie
stanze mentali! È un casino! ho
bozze di canzoni scritte e registra-
te nel mio PC, nel mio smartpho-
ne, anzi in tanti cellulari ahah,
perché magari dopo un tot di tem-
po ti capita di cambiare telefono,
e a quel punto ti ritrovi con tanti
piccoli frammenti di canzoni un
po’ di qua e un po’ di là, tra i qua-
li fare ordine sembra un’impresa.
Ma i brani con cui entri davvero
in connessione, restano con te, è
un imprinting, e basta prendersi
il tempo che serve, tirare il giu-
sto filo nel groviglio, per ritrovare
quello che cerchi. Il disordine è
per i disordinati, bisogna saperci
dialogare, il paradossale equilibrio
del caos. Mi avete proprio centra-
to con questa domanda!
Raccontaci il tuo primo album,
sulla base di quello che hai già
realizzato e di come vorresti che
fosse…
Avevo scritto una ventina di bra-
ni, trai quali ho scelto tredici trac-
ce. L’idea di fare un mio album
era lí con me da quando sono un
maniera graduale e un po’ sof-
ferta. Scrivi sempre così oppure
è stata un’eccezione?
Penso non ci sia una regola in che
cosa una persona può trovare “l’i-
spirazione”. Per quanto mi riguar-
da mi sento molto più connesso
alle atmosfere tristi e più cupe.
Solitamente non decido a priori
“devo scrivere una canzone triste
o felice” ma mi sono sempre fatto
guidare dalle mie sensazioni, dal-
le “atmosfere mentali” che sento.
Per ora le canzoni che scrivo e che
poi ho l’istinto e la voglia di colti-
vare, arrangiare e registrare, sono
brani che attingono dalle tonalità
chiaroscure del nostro mondo in-
teriore. Alla fine è necessità. Non
escludo che in futuro possa trova-
re ispirazione dalla felicità, chi lo
sa!
Ho letto anche che hai iniziato
a scrivere in italiano prendendo
appunti vocali. Quindi ora im-
magino il tuo smartphone pieno
di mozziconi di canzoni da com-
pletare… È così oppure sei uno
metodico e hai travasato tutto e
salvato tutto in bella copia?
La bella copia? Non riuscivo a far-
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