TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 026 | Page 10

te i brividi ancora oggi). E que- sto fascino è rimasto nel tempo. Poi scoprii che dietro il suono dei gruppi che più mi piacevano c’era un tale Brian Eno. Da lì si aprì un mondo. E iniziai a sperimentare la contaminazione tra rock ed elet- tronica. Quindi nuovi strumenti, le prime DAW, le Drum machines, maree di Plugins e librerie di suo- ni alla ricerca di quello che doveva essere il mio suono. Come nasce “Protect us”? Stavo esplorando da un po’ di tempo nuovi tipi di sonorità. Vo- levo mescolare diversi mondi e scenari. La “durezza” europea, le ritmiche africane e orientali (ho ascoltato, selezionato e tagliuzza- to centinaia di sample: da voci di bambini pigmei fino a strumenti quasi arcaici) e le suggestioni oni- riche mediterranee. Da sfondo a tutto questo i “Paddoni” di synth tipici della West coast americana. Volevo evocare sensazioni diverse e magari contrastanti. C’è un lavo- ro di ricerca che si traduce nella selezioni di tutta una serie di ele- menti che vanno ad arricchire o 10 in alcuni casi anche a sviluppare quella che è l’idea iniziale. Da cosa vorresti essere protetto? Be’ ci sarebbero un po’ di cose che forse in una risposta secca non ci starebbero tutte. Magari, e que- sto è un tema che affiora anche nel brano e nel video, la perdita di quei punti di riferimento che sono stati fissi e stabili per intere gene- razioni puo produrre destabiliz- zazione. Da una parte i cambia- menti sono eccitanti, ma possono risolversi anche in situazioni non proprio idilliache. E poi la disu- manizzazione costante: la trasfor- mazione e la concezione dell’indi- viduo sempre meno in quanto tale e sempre più come consumatore (la rivelazione di Tyler Durden in Fight club). Nel video ci sono forti presen- ze “materiali” umane, ma nes- suna persona. Che cosa vole- vate rappresentare e perché? Un senso di angoscia, di fuga, di ricerca di protezione. Ma senza riuscirci. Si trovano ro- vine, cimiteri industriali, posti abbandonati. Tutto è il resto di qualcosa che fu. Quindi di- rei questo: la fuga senza trovare un approdo. E come si diceva in precedenza, la perdita di punti di riferimento. E allora ci si rivolge a un’entità superiore, oppure dob- biamo guardarci dentro per trova- re qualcosa che ci guidi. Quali saranno i prossimi passi della tua carriera? Sto lavorando a un ep, che mi pia- cerebbe anche portare dal vivo, magari in una serie di piccoli showcase da abbinare a un con- cept visual da definire. E poi con- tinuare a esplorare nuovo paesag- gi sonori ed estetici. Una cosa che cercherò di evitare assolutamente è quella di definirmi in un suono: certo manterrò dei “trademarks” ma in generale mi piace sentirmi libero totalmente di esplorare. 11