te i brividi ancora oggi). E que-
sto fascino è rimasto nel tempo.
Poi scoprii che dietro il suono dei
gruppi che più mi piacevano c’era
un tale Brian Eno. Da lì si aprì un
mondo. E iniziai a sperimentare la
contaminazione tra rock ed elet-
tronica. Quindi nuovi strumenti,
le prime DAW, le Drum machines,
maree di Plugins e librerie di suo-
ni alla ricerca di quello che doveva
essere il mio suono.
Come nasce “Protect us”?
Stavo esplorando da un po’ di
tempo nuovi tipi di sonorità. Vo-
levo mescolare diversi mondi e
scenari. La “durezza” europea, le
ritmiche africane e orientali (ho
ascoltato, selezionato e tagliuzza-
to centinaia di sample: da voci di
bambini pigmei fino a strumenti
quasi arcaici) e le suggestioni oni-
riche mediterranee. Da sfondo a
tutto questo i “Paddoni” di synth
tipici della West coast americana.
Volevo evocare sensazioni diverse
e magari contrastanti. C’è un lavo-
ro di ricerca che si traduce nella
selezioni di tutta una serie di ele-
menti che vanno ad arricchire o
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in alcuni casi anche a sviluppare
quella che è l’idea iniziale.
Da cosa vorresti essere protetto?
Be’ ci sarebbero un po’ di cose che
forse in una risposta secca non ci
starebbero tutte. Magari, e que-
sto è un tema che affiora anche
nel brano e nel video, la perdita di
quei punti di riferimento che sono
stati fissi e stabili per intere gene-
razioni puo produrre destabiliz-
zazione. Da una parte i cambia-
menti sono eccitanti, ma possono
risolversi anche in situazioni non
proprio idilliache. E poi la disu-
manizzazione costante: la trasfor-
mazione e la concezione dell’indi-
viduo sempre meno in quanto tale
e sempre più come consumatore
(la rivelazione di Tyler Durden in
Fight club).
Nel video ci sono forti presen-
ze “materiali” umane, ma nes-
suna persona. Che cosa vole-
vate rappresentare e perché?
Un senso di angoscia, di fuga,
di ricerca di protezione. Ma
senza riuscirci. Si trovano ro-
vine, cimiteri industriali, posti
abbandonati. Tutto è il resto
di qualcosa che fu. Quindi di-
rei questo: la fuga senza trovare
un approdo. E come si diceva in
precedenza, la perdita di punti di
riferimento. E allora ci si rivolge
a un’entità superiore, oppure dob-
biamo guardarci dentro per trova-
re qualcosa che ci guidi.
Quali saranno i prossimi passi
della tua carriera?
Sto lavorando a un ep, che mi pia-
cerebbe anche portare dal vivo,
magari in una serie di piccoli
showcase da abbinare a un con-
cept visual da definire. E poi con-
tinuare a esplorare nuovo paesag-
gi sonori ed estetici. Una cosa che
cercherò di evitare assolutamente
è quella di definirmi in un suono:
certo manterrò dei “trademarks”
ma in generale mi piace sentirmi
libero totalmente di esplorare.
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