capi indiani che resi-
stevano e un grande
amico che è venuto
a mancare anni fa ed
io ne sento personal-
mente la mancanza.
Ho avuto modo di
frequentarlo diver-
se volte, i miei primi
due figli sono stati
battezzati da lui, ho
assistito alle sue mes-
se laiche anzi direi
quasi pagane, dove si passava da
Gesù Cristo a Che Guevara, da
Gandhi a Mao Tse Tung. È stato
un personaggio importantissimo
per la mia formazione ma credo
che sia un personaggio che man-
ca tantissimo nel mondo sociale
culturale italiano perché era uno
che sapeva sempre dire le cose
giuste al momento giusto e che
oggi giorno avrebbe messo al
proprio posto alcuni personaggi
che cercano di farla da padroni.
Purtroppo è scomparso, ma dob-
biamo assolutamente ricordare
la sua importante figura.
Che cosa ha regalato la pro-
duzione di Rick Del Castillo a
cui la prima tragica, della storia
recente italiana, risalente a 40 anni
fa quando negli anni di piombo
le brigate rosse decisero di elimi-
nare un sindacalista genovese che
aveva denunciato alcune persone
che erano conniventi con le br,
quindi una storia non semplice
che ancora oggi divide, ma che
credo sia importante far conosce-
re. Per parlare di Guido Rossa tra
l’altro ho usato la metafora della
montagna perché lui era un gran-
de scalatore, era un amante della
montagna, quindi ho voluto usare
questa immagine che mi sembra
fosse molto adatta al personaggio.
Don Gallo invece è uno di quei
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questo disco?
Rick Del Castillo è stato fonda-
mentale per la realizzazione di
questo disco, primo perché ha
reso meno scontato e meno ba-
nale quello che noi avevamo re-
gistrato e inciso, facendo quello
che fa un produttore di un certo
tipo con una certa formazione e
spessore, creando parti e stravol-
gendo i pezzi però assecondando
l’indole della canzone stessa senza
snaturarla. Rick ha dato delle vere
e proprie perle e penso all’ultimo
brano del disco che è Bianca, una
ballata in dialetto che lui ha reso
unica con il suo tocco di chitarra
stile messicano facendola diven-
tare una vera e propria chicca. Mi
ricordo ancora la notte in cui mi
mandò il provino di quello che lui
aveva fatto e avevo avuto i brivi-
di oltre che le lacrime agli occhi.
Quindi una cosa importante il suo
lavoro, fondamentale per la riusci-
ta di questo disco e gliene sarò per
sempre grato. So che Rick del Ca-
stillo non è un nome altisonante,
così conosciuto come altri, lui si
occupa anche e soprattutto di co-
lonne sonore per esempio nei film
di Robert Rodriguez, Machete, Sin
city, Dal tramonto all’alba, El ma-
riachi, ecc…ma anche con Quen-
tin Tarantino dove in Kill Bill
Vol.2 troviamo proprio la chitarra
di Rick e si possono sentire alcuni
pezzi suonati da lui.
Qual è il tuo film preferito del
genere “indiani & cowboy”?
Da ragazzino ero uno molto pa-
tito del mondo western e dei film
western, giocavo sempre a cowboy
e indiani ovviamente cercando
di parteggiare sempre dalla parte
dei cowboy perché erano i più fi-
ghi, avevano le pistole, gli sceriffi
avevano la stella e il cappellone.
Poi crescendo la storia ci ha rac-
contato in qualche modo la verità,
siamo tutti diventati pro indiani.
Riguardo al mondo western a me
viene da citare tra i classici Ombre
rosse del grande regista John Ford,
di più recente invece mi aveva col-
pito L’ultimo dei mohicani, un film
ben fatto che ancora oggi mi emo-
ziona vederlo, e poi sicuramente i
film del grande Sergio Leone con i
suoi spaghetti western, per citarne
uno fra tutti Per un pugno di dol-
lari.
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