TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 023 | Page 22

DHEITI Uscito il primo giorno di primavera, il nuovo ep della cantante e pianista si chiama “Rebirth”, alla ricerca di una rinasciata intima e del tutto naturale momento di cantare, ho semplice- mente chiuso gli occhi e mi sono lasciata andare: infatti ho registra- to le voci in pochissimo. Volevo che il risultato finale fosse il più naturale possibile. Sicuramente ho vissuto quell’intero periodo con grande intensità ed è stata una splendida esperienza. Dentro di me lo percepivo sia come un tra- guardo sia come la tappa iniziale di un nuovo percorso artistico. Da cosa origina la necessità di una “Rebirth”, di una rinascita? Come hai affrontato il tuo primo lavoro da solista? È stato emozionante. Le sensazio- ni erano tante e diverse: entusia- smo, grinta, curiosità, approccio sognante, ma ci sono state anche fasi di stanchezza, timore, persi- no rabbia. Ci ho messo tutta me stessa. Ho partecipato a ogni step della produzione, seguendo i lavo- ri con l’amore e la frenesia d’una mamma che attende la nascita del suo bambino, non lasciando nulla al caso... Però, quando è arrivato il 22 Credo che sia un bisogno che tut- ti proviamo più volte nella vita. Talvolta siamo fagocitati dalle abi- tudini, che spesso si fanno strette come catene togliendoci l’entusia- smo e la meraviglia negli occhi. Allora lì bisogna fare qualcosa. Serve spezzarle, quelle catene. Almeno provarci. Non c’è dub- bio che, quando scrivevo i brani dell’ep, io attraversassi una fase del genere. Non è stata l’unica, e non sarà l’ultima. Come nasce “Feel”? Nasce in una piccola stanza di Lark Lane a Liverpool. Avevo da poco comprato una tastiera di seconda mano (decisamente “en- try-level”) da un signore inglese. Erano due mesi che mi ero distac- cata dalla pratica della musica e ne stavo soffrendo. Ricordo che quando salii le scale e la posizio- nai in un angolo della mia came- ra, chiusi la porta e non smisi di suonare e cantare per giorni. I miei coinquilini mi avranno odia- ta, penso, ma devo ammettere che sono stati gentili e non mi han- no mai detto nulla. “Feel” è stato il primo pezzo che ho scritto per l’ep. È nato in modo molto natu- rale. Volevo immaginare di star già provando quello che, in real- tà, “speravo” di arrivare a provare presto: un senso di totale armonia con il mondo. In seguito ce l’avrei fatta. Ma anche quelle belle sen- sazioni (come ogni cosa del resto) sono destinate a mutare. Siamo soggetti a infinite fluttuazioni. Queste quattro canzoni si posso- no considerare anche un “anti- pasto” di un lp futuro? Sicuramente sì. “Antipasto”, mi piace questo termine. Sì, è un an- tipasto. Non so se di un lp o se continuerò a pubblicare altri ep. Il modo di ascoltare la musica oggi è cambiato. Funzionano mol- to i singoli e i “mini-album”, di so- lito ascoltati in streaming. Da un lato mi spiace, perché adoro gli lp. Dall’altro, però, hai possibilità di pubblicare più spesso, e se hai la fortuna di avere un pubblico sei messa nelle condizioni di non la- sciarlo a bocca asciutta per troppo tempo. A ogni modo “Rebirth” è senz’altro un assaggio. Di cosa an- cora non so, ma lavorerò sodo af- finché sia qualcosa di meglio. 23